La camorra riscuoteva i fitti nel parco che fu set di Gomorra: due arresti

di Redazione

 CASTEL VOLTURNO. Due affiliati alla fazione Venosa del clan dei Casalesi sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Mondragone.

Secondo l’accusa, avrebbero estorto somme di denaro, dai 300 ai 500 euro, a titolo di “canone d’affitto” agli inquilini che avevano occupato gli appartamenti, in particolare quelli abbandonati, all’interno del complesso residenziale “Parco Saraceno”, al Villaggio Coppola di Castel Volturno (Caserta), costringendo i proprietari a rinunciare alla riscossione. Gli appartamenti erano quasi tutti occupati da extracomunitari, molti senza permesso di soggiorno, che, non solo per il pericolo di essere denunciati, ma soprattutto intimoriti da minacce di morte e da aggressioni fisiche, si piegavano alle richieste del clan.

Dalle indagini è emerso che Giovanni Venosa, appartenente alla famiglia dei cosiddetti “cocchieri”, da tempo trasferitosi proprio nel Parco Saraceno, insieme alla ex convivente Anna Iannone e a Marcello D’Angelo, considerato suo attendente, aveva costituito una base operativa nel complesso residenziale: nulla si muoveva senza la loro approvazione e tutto era sotto il loro controllo. Dalla gestione degli affitti degli appartamenti, allo spaccio di droga. Proprio i traffici di stupefacente all’interno del parco hanno permesso ai carabinieri di ricostruire l’esistenza di una vera e propria “agenzia immobiliare”.

La storia del Parco Saraceno è salita alle cronache giornalistiche, giudiziarie, televisive, e anche cinematografiche visto che è stata una delle location del film “Gomorra”. Realizzato dalla famiglia Coppola come residenza per i dipendenti della marina militare americana, dopo la dipartita di quest’ultimi da Castel Volturno è diventato un ghetto in continuo disfacimento. Terra di nessuno o di tutti. Sicuramente dei Venosa, secondo i carabinieri e i magistrati della Dda di Napoli. Sfruttandolo, il clan ci ha messo le proprie radici, facendone un bene proprio da cui ricavare illecito profitto, in barba ai diritti dei legittimi proprietari degli immobili.

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Nel parco c’era una sola legge: quella dettata dal gruppo criminale. Stabilivano l’ammontare dell’affitto, la caparra da anticipare e anche la quota per la raccolta dell’immondizia e per il mantenimento dello stesso parco: una “tassa condominiale”. Gestivano addirittura l’utilizzo dell’energia elettrica all’interno degli appartamenti mediante la manomissione dei contattori dell’Enel. Chi si ribellava andava incontro ad ogni tipo di ritorsione: danneggiamenti, furti, incendi e anche vere e proprie aggressioni fisiche, finalizzate a “liberare l’unità abitativa”. A nulla sono valsi i tentativi di riqualificazione dell’area. Gran parte degli stabili sono stati dichiarati inagibili e sugli stessi, occupati abusivamente, vi è anche un’ordinanza di abbattimento. Ed anche per questi il prezzo era salato. Dai 300 ai 500 euro.

Gli indagati approfittavano, in particolare, dello stato di assoggettamento di numerosi cittadini extracomunitari che, privi di permesso di soggiorno, subivano ogni tipo di angheria. Emblematico l’episodio in cui la Iannone, dopo aver percosso un cittadino nigeriano, avrebbe incaricato D’Angelo di “ripulire” l’appartamento facendo gettare tutte le suppellettili dalla finestra.

Le fonti di prova sono state raccolte con attività tecniche, denunce presentate da alcuni proprietari di appartamenti privati dei loro beni e da dichiarazioni rese da pochi inquilini, stanchi di essere vessati e intimoriti. A supporto dell’attività di indagine vi sono state anche importanti dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

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