Casi Magliocca e Fabozzi, Petteruti: “Inciviltà giudiridica”

di Redazione

PetterutiCASERTA. A pochi mesi dal caso di Giorgio Magliocca, politico detenuto per un anno e poi assolto, a Caserta un nuovo caso di carcerazione ingiustificata.

Enrico Fabozzi, consigliere regionale, dopo 343 giorni di prigione è stato liberato, non sussistendo, secondo la Cassazione, i gravi indizi di colpevolezza invocati a motivo della sua detenzione. Di questo passo, chi si sentirà più sicuro in casa sua? E chi vorrà ancora rischiare nella vita pubblica (la più esposta), dove si può incappare in simili trappole?

Certo, Fabozzi non è stato assolto, ma egli stesso ha chiesto di essere processato col rito immediato. Se risulterà colpevole, paghi pure per il suo errore. Ma se, come gli auguro di cuore, dimostrerà la propria innocenza, come la mettiamo con il devastante anno di prigione inflittogli ingiustamente?

E il ripetersi di simili episodi di inciviltà giuridica può ancora tollerarsi nel nostro Paese? Eppure opinione pubblica, partiti e stampa non hanno dato gran risalto nè al caso, nè al problema. Fabozzi è “uscito”, altri entreranno nei percorso kafkiani di cui periodicamente la cronaca racconta, e a tutti va bene così. Vano discorso cercare colpe e responsabilità. I giudici sono cattivi?

Tutti, persino le vittime, affermano, convinti o solo prudenti, piena fiducia nella magistratura né alcuno vuol privare il Paese di quell’usbergo contro la discrezionalità, che è l’azione penale obbligatoria. Rimane l’assioma che vicende del genere non devono potersi verificare.

Se il sistema le negasse con regole chiare allora chi ne fosse causa ne avrebbe anche la responsabilità. Ma è l’ordinamento che deve dare regole adeguate. E se quelle in vigore consentono scandalosi paradossi, devono essere riformate, con adeguati principi di gradualità dei provvedimenti restrittivi e di rapidità della giustizia.

Non si possono massacrare vite, in attesa che le pratiche giudiziarie facciano il loro corso sonnolento. Questo chiediamo, da cittadini (ho la presunzione di interpretare un diffuso sentire comune), e lo pretendiamo dal Parlamento, il quale è più spesso occupato in questioni autoreferenziali, come dimostra l’attuale dibattito sulla legge anticorruzione (non sia troppo severa, via!) e sulla legge bavaglio (ai giornalisti non sarebbe meglio tagliare la lingua, alla faccia della libertà di stampa?), piuttosto che nell’affrontare questioni urgenti, tra cui quella della giustizia, penale e civile, è così pregnante da condizionare perfino la ripresa economica.

L’unica speranza, allora, è che presto un’adeguata legge elettorale consenta di scegliere consapevolmente, guardando in faccia i candidati al riparo da mercati di preferenze, da liste bloccate e da listini, chi di essi possa rappresentare degnamente l’interesse vero dei cittadini.

Nicodemo Petteruti, già sindaco di Caserta

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