Camorra e rifiuti, sequestrato terreno degli imprenditori Roma

di Redazione

 CASERTA. Lunedì mattina la squadra mobile di Caserta ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura antimafia, in relazione ai reati attività di gestione di rifiuti non autorizzata e attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, …

… disastro ambientale, aggravati dal fine di agevolare il clan dei casalesi – gruppo Bidognetti,di un terreno agricolo ubicato a Trentola Ducenta (Caserta), nella disponibilità dell’imprenditore Elio Roma, 61 anni, indagato insieme a Nicola Mariniello, 58 anni, di Lusciano.

Il provvedimento si inserisce nel contesto delle indagini avviate dalla Squadra Mobile, e coordinate dalla Dda di Napoli (sostituti procuratori Alessandro Milita e Giovanni Conzo), a seguito della collaborazione dell’imprenditore Gaetano Vassallo, a cui sono seguite le dichiarazioni di altri collaboratori, quali Emilio Di Caterino e, più di recente, Tammaro Diana e Pasquale Di Giovanni, i quali hanno confermato il sistema architettato da Elio Roma e dalle imprese riconducibili alla sua famiglia.

Infatti, secondo le indagini, Roma, imprenditore del settore dei rifiuti, aveva organizzato una vasta attività finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti, attraverso la società “Rfg”, formalmente intestata ad un figlio, e l’impianto di compostaggio ad essa facente capo.

In particolare, l’imprenditore, ottenuta la commessa per lo smaltimento, prevalentemente di fanghi di origine industriale, in parte conferiti da aziende del centro e nord Italia, o provenienti dai depuratori della provincia, anziché procedere attraverso l’impianto di compostaggio della sua azienda ai trattamenti imposti per legge, per trasformarli in “compost” ed “ammendante” (fertilizzanti), sversava i rifiuti “tal quale” nei terreni di contadini, compiacenti, in cambio di denaro, oppure ignari, convinti che si trattasse di concimi e fertilizzanti.

Pertanto, l’impianto di compostaggio veniva utilizzato solo per simulare la lavorazione dei rifiuti pericolosi, formalmente ricevuti, stoccati e sottoposti a trattamento, ma in realtà smaltiti abusivamente ed illecitamente presso numerosi fondi agricoli, individuati con la collaborazione del clan “dei casalesi,” dove venivano convogliati dai trasportatori incaricati da Roma.

Ovviamente, tali illecite attività implicavano la sistematica predisposizione di una documentazione contraffatta relativa alle analisi concernenti la natura dei rifiuti, al loro trasporto e attestante l’avvenuto smaltimento. Inoltre, i citati collaboratori di giustizia hanno concordemente confermato come Roma era divenuto uno degli imprenditori di riferimento del clan Bidognetti nel settore dei rifiuti, infatti l’organizzazione fungeva da garante di tali operazioni, in cambio di laute tangenti; collaborando anche all’individuazione dei siti ove effettuare lo sversamento dei rifiuti.

Le indagini sinora condotte hanno confermato l’esistenza di un vero e proprio “cartello” di aziende che, operanti nel settore, tra gli anni ’90 e sino ai primi anni del 2000, avevano instaurato nel comprensorio un regime di monopolio, imponendosi sul mercato grazie alle modalità, assolutamente illecite, di smaltimento che, permettendo l’abbattimento dei costi di esercizio, consentiva di praticare prezzi decisamente concorrenziali rispetto a quelli praticati da imprenditori onesti.

L’area sequestrata questa stamattina, un terreno agricolo ubicato a Trentola Ducenta, si aggiunge al terreno di circa 20 mila metri quadrati sequestrato dalla squadra mobile, su delega della Dda partenopea, il 19 maggio scorso a Lusciano, di proprietà di Nicola Mariniello, e costituisce uno dei numerosi siti, già individuati e sequestrati sia nel casertano che nel giuglianese, dove sono stati smaltiti illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti nocivi e pericolosi provenienti dall’impianto di compostaggio “Rfg” gestito da Roma.

Come nei precedenti casi, anche in questa circostanza gli accertamenti tecnici predisposti dalla Procura antimafia di Napoli nel corso delle indagini hanno permesso di rilevare preoccupanti livelli di contaminazione da arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno ed altre sostanze altamente nocive. Infatti, secondo le stime dei periti nominati dalla Dda nel terreno sequestrato lunedì mattina sono stati conferiti almeno 3550 tonnellate di rifiuti industriali fangosi, in un periodo compreso tra marzo e maggio 2003.

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