Fondi Pdl, Fiorito si difende: “Non ho rubato un centesimo”

di Redazione

Franco FioritoROMA. Degli 800mila euro prelevati dal conto corrente del Pdl Lazio “non ho rubato un centesimo. Gran parte li ho rimessi sul conto in Regione”, dopo averli prelevati “per autorizzare le spese dei singoli consiglieri. Articolo 8, note spese regionali. Ho le carte. Spero che la procura me le chieda”.

Si difende così il capogruppo del Pdl nella Regione Lazio, Franco Fiorito, indagato per peculato, in un’intervista a Repubblica, in cui sottolinea: “Sono stato io a far partire l’inchiesta, ho segnalato per primo le anomalie”. E in riferimento ad alcuni dettagli sulle spese faraoniche sostenuto da Fiorito, “a mangiare le ostriche”, afferma, è stato “il consigliere Pdl Miele“, mentre a “stappare lo champagne” “il consigliere Pdl Bernaudo“; per questo “sono altre le persone da indagare”.

In merito alle otto case di sua proprietà, “quattro le ho ereditate e per il resto ho acceso cinque mutui per 900mila euro complessivi. Pagherò per i prossimi 30 anni, sono al limite delle mie possibilità”, cerca di spiegare. “Sono consapevole – aggiunge – che lo stipendio da consigliere regionale è alto, 13mila euro”. Quanto ai conti all’estero, “sono quattro. Ho ereditato una casa a Tenerife, è stato necessario”. Il consigliere dichiara che non intende dimettersi: “Mi sono autosospeso, perché dovrei dimettermi? Non ho rubato, io”.

Intanto, il governatore del Lazio, Renata Polverini, dopo il duro discorso davanti al consiglio regionale, starebbe valutando le dimissioni. “Sto chiedendo un appuntamento al ministro Cancellieri per capire, nel caso in cui si proceda in questo disastro – ha detto a Mattino 5 – quali siano i tempi e le condizioni per andare al voto”.

“La cosa che non mi pare che sia stata compresa dal Consiglio – protesta il governatore del Lazio – è che bisogna ‘fare’. Invece si sta procedendo in una lotta intestina. Vogliono cercare di fare capire all’opinione pubblica che il presidente della Regione vale un consigliere regionale. Oggi ci sono degli articoli che fanno il conto sul mio staff”.

Insomma, ingiunge la presidente della regione, “non mi coinvolgano”. “Io ho il dovere di amministrare e governare. Ci sono andata io in Consiglio – ricorda – perché non hanno capito nulla. Mi auguro che la smettano con questo atteggiamento che sta diventando ridicolo per tutti quanti. Io ho molto alto il senso del ridicolo, credo di averlo già superato. O questa storia finisce oggi – o finisce comunque per tutti perché la faccio finire io, perché sono stanca. Molto stanca”.

Altre parole forti la Polverini le ha usate in una intervista al Messaggero: “Vanno cacciati i mercanti dal tempio del Pdl. – ha detto -Certamente Fiorito è una persona da mandare fuori. E quanto agli altri, che non sono indagati, il Pdl deve valutare se questo è il momento giusto per liberare il partito da qualsiasi tensione e lotta intestina. Secondo me, assolutamente, il momento giusto è ora”.

Al partito la presidente chiede “un segnale chiaro. Il Pdl deve dire che non vuole esporre se stesso a questo abisso di perdita di moralità, di credibilità, d’immagine”. “Mi ha telefonato Berlusconi – dice ancora Polverini – , per dirmi: ‘Tu non c’entri niente con questo scandalo, vai avanti nella tua battaglia di pulizia’. Vuol dire che si è reso conto che nel Pdl qualche mela marcia c’è”. Per la governatrice “la vicenda del Lazio e questa battaglia moralizzatrice che abbiamo avviato può cambiare il centrodestra in tutta l’Italia”.

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