Niente boxe in prima serata? Polemica tra Rai e Federazione Pugilato

di Redazione

Franco FalcinelliLa polemica tra la Rai e la Federazione italiana della boxe continua tra botta e risposta dai toni sempre più accesi.

L’ultimo capitolo della saga si arricchisce della recente severissima reprimenda del presidente della Fpi, Franco Falcinelli. Dopo la decisione dell’emittente pubblica di spostare in seconda serata le rassegne pugilistiche e degli sport di combattimento in generale, il mondo della boxe ha sollevato con un coro di proteste unanime. L’antefatto starebbe nella decisione presa dai vertici di Viale Mazzini, a seguito di una direttiva (ufficialmente smentita) della commissione di vigilanza, di relegare in fascia protetta gli sport considerati “violenti”.

La trasmissione a tarda sera del campionato italiano di boxe (prevista per domenica 30) sulla rete tematica sportiva è considerata il primo passo in tal senso.Gli sport di combattimento sarebbero quindi diseducativi per i ragazzi? In questo contesto sono maturate le nuove dichiarazioni della Federpugilato. Il suo presidente Falcinelli, ai microfoni di Pupia, durante la manifestazione tenutasi a Marcianise in onore dei pugili olimpionici Russo e Mangiacapre, non ha lesinato veri e propri strali verso l’emittente nazionale: “Ritengo che le motivazioni addotte dalla Rai siano assolutamente inaccettabili. Gli sport di combattimento, hanno contenuti fortemente educativi e formativi, che mi pare assurdo non sottoporli all’attenzioni delle nuove generazioni. Noi della boxe dai giochi olimpici torniamo con tre medaglie nel carniere. Siamo la seconda federazione nel medagliere italiano e – ha chiosato il massimo dirigente – penso che almeno un po’ di riconoscenza debba essere dovuta a questi ragazzi che sacrificano parte della loro gioventù anche per dare prestigio allo sport italiano nel mondo”.

Il valore pedagogico di tale sport è testimoniato dal largo uso della sua disciplina nei programmi di riabilitazioni nelle carceri o per il recupero di giovani in territori ad alta concentrazione criminale. Togliere il ragazzo dalla strada con le sue facili lusinghe e portarlo in palestra- come sottolineato dal maestro Brillantino, primo istruttore dei medaglisti marcianisani “è il primo obiettivo di noi allenatori. Attraverso l’insegnamento delle regole e dei valori della boxe abbiamo il compito di formare essenzialmente l’uomo e solo in un secondo momento l’atleta”. La questione si estende a quegli sport “minori” per visibilità ma che storicamente rimpinguano il medagliere italiano ai giochi Olimpici; oltre la boxe è possibile citare il judo, il karate ed il taekwondo.

A tal proposito, il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha parlato di “offesa del senso comune e di assurdità di certe scelte burocratiche che lo sport respinge con fermezza”. Il guanto (o guantone) di sfida passa ai vertici Rai che per ora nicchiano. I comunicati diramati, che parlano di posticipo dei suddetti eventi per mera ragione di programmazioni, non stanno in piedi. Dati Auditel alla mano, gli sport “minori” vivono un picco proprio sull’onda ,non troppo lunga purtroppo, dell’entusiasmo per risultati ottenuti nell’anno olimpico.

Brutta gatta da pelare per i manager di Viale Mazzini a meno che i loro analisti non riescano a dimostrare che l’ennesima replica di un Milan-Roma datato 1978 sia più seguita di una riunione boxista o, almeno, riescano a provare che sia più educativa.

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