Yacht “clonato” e rubato dal clan D’Ausilio: tre arresti

di Redazione

 NAPOLI. Uno yacht da 60 piedi del valore stimato di 500mila euro da rivendere per conto del clan D’Ausilio, frutto di un furto e “clonato” da un abile meccanico.

E’ su questa traccia emersa in controlli a febbraio nel porto turistico intitolato a Flavio Gioia a Gaeta, che indagini della procura di Napoli hanno portato all’emissione di tre misure cautelari nei confronti di Rodolfo Baldascino, 42 anni, considerato l’uomo che per conto dei D’Ausilio ricicla i proventi dell’attività usuraia del clan; Antonio Carpentieri, 50 anni, ritenuto intermediario di Baldascino per i trasferimenti di proprietà; Vincenzo Canfora, 45 anni, meccanico.

L’imbarcazione al centro dell’indagine è il “Momi Mela”, un Conam sport Ht58 battente bandiera inglese, intestato però a una società di capitali spagnola, in realtà rubato in Campania due anni fa; Canfora ne aveva alterato la matricola dei motori e altri componenti peculiari, mentre gli altri due avevano simulato passaggi di proprietà con atti notarili all’estero per perfezionarne l’iscrizione ai registri marittimi britannici. Lo yacht era stato poi utilizzato per mesi come charter in acque francesi e spagnole, dicono i gps di bordo, per poi essere rinominato “Papillon” e ancorato a Procida in attesa di essere venduto.

Baldascino, del resto, dopo le sue vicissitudini giudiziarie si era trasferito sul litorale laziale, tra Formia e Gaeta, per essere più ‘tranquillo’. Compiute anche perquisizioni, a carico degli arrestati e di altri indagati,

acquisendo elementi per ipotizzare un giro di usura di cui sono vittime imprenditori e commercianti del napoletano. Per questo ai tre arrestati oltre all’accusa di riciclaggio è contestata anche quella di usura.

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