Cronache da un campo antimafia di Parete

di Redazione

 PARETE. Ancora non ci conosciamo, ma abbiamo lo stesso nome, una meta in comune, la stessa convinzione.

Convinzione di trovare un territorio sottomesso alla camorra, impaurito ad agire alla luce del sole per cercare di cambiare lo stato delle cose, così come i pregiudizi infondati ci hanno abituato a credere. Invece, dopo sette giorni passati al “Villaggio della Solidarietà”di Parete, ci siamo resi conto di quanto sia distorta l’immagine che i media e la politica ci trasmettono ogni giorno, di quanto si tenda a trascurare l’impegno di tante persone che vogliono cambiare la situazione e non la accettano passivamente, come persino il ministro della giustizia ha invece azzardatamente dichiarato.

Abbiamo avuto infatti il piacere di incontrare diversi personaggi e associazioni che nel loro piccolo, lottando per i propri diritti e assolvendo ai propri doveri di onorevoli cittadini, e non di eroi, difendono la dignità di questo popolo. Gennaro Del Prete, figlio trentenne di Federico Del Prete, sindacalista dei venditori ambulanti vittima della camorra, ci ha trasmesso la sua forza di volontà nella ricerca della giustizia, una giustizia che non sempreè sinonimo di legalità, come la sua storia ci insegna.

L’ex direttore del podere confiscato “La Balzana”, azienda satellite della Cirio, vivamente commosso ha espresso il suo rancore e il suo rammarico nel ritrovare in una situazione di degrado totale ciò che per trent’anni era stata, per usare le sue stesse parole, il fiore all’occhiello del settore agricolo italiano, oltre che la sua dimora.

Agrorinasce, invece, è un consorzio di sei comuni impegnati nella gestione, riconversione e riqualifica dei terreni confiscati, la cui sede si trova a Casal di Principe, paese tristemente noto alle cronache. Infine alcuni imprenditori locali, dei quali abbiamo visitato due aziende bufaline ed un caseificio, grazie ai quali abbiamo avuto la possibilitù di prendere parte ai processi di produzione del formaggio e della mungitura, oltre a prendere coscienza delle difficoltà che si trova a affrontare un piccolo imprenditore, non facilitato di certo dalla criminalità organizzata. Questi incontri di conoscenza del territorio sono avvenuti durante i pomeriggi, in quanto le mattinate venivano trascorse al lavoro su un campo agricolo confiscato ed affidato in gestione all’associazione “Nero e non Solo”.

Ed è stata proprio questa l’attività principale, in quanto il nostro lavoro ha avuto un importante significato simbolico e pratico. Innanzitutto lavorando su un territorio confiscato abbiamo dato alla camorra un messaggio di ribellione e coraggio nel contrastarla; concretamente il frutto delle nostre fatiche aiuterà alcuni immigrati, che potranno avere un’occupazione fissa e tutelata nei campi, con orari e un salario consoni e in regola. Un passo dopo l’altro, un campo dopo l’altro, ognuno di noi è convinto che le cose cambieranno.

La sera, presso la scuola in cui eravamo ospitati, prendevamo parte al “Villaggio della Solidarietà”, progetto di sostegno per i lavoratori immigrati. Veniva loro offerta la possibilità di cenare gratuitamente e poi di rimanere a scuola per fare due chiacchiere, ballare e cercare un po’ di svago. Noi stessi ci siamo intrattenuti con loro, abbiamo ascoltato le loro storie, compreso le loro reali difficoltà e i motivi che spingono un uomo a lasciare la propria casa, la propria famiglia. Ci hanno reso partecipi delle loro emozioni, sofferenze, e siamo rimasti impressionati proprio dalla facilità con cui si sono aperti raccontando le loro vicende, anche drammatiche, a degli sconosciuti.

Difficile sarà dimenticare l’intervento dell’Imam della Moschea di San Marcellino, il quale con un italiano quasi perfetto ci ha raccontato la sua commovente storia, il suo viaggio verso la libertà e la giustizia. Le sue parole, piene di passione, ci hanno fatto emozionare, ci hanno mostrato un uomo capace di andare al di là dei luoghi comuni, delle convenzioni, dei pregiudizi; un uomo capace di sognare e lottare per vedere trasformati i propri sogni in realtà.

Un esempio per tutti. Questa esperienza ci ha arricchiti entrambi sotto diversi punti di vista; la fatica nel lavoro, la conoscenza di un territorio spesso ingiustamente infamato, la sensibilità per due fenomeni, immigrazione e camorra, di cui abbiamo un’idea sbagliata poiché spesso distorti in quanto oggetti di propaganda politica.

Inoltre abbiamo avuto l’occasione per avere una percezione più completa del nostro Paese. Spesso infatti, per chi viene come noi da altre realtà, risulta difficile comprendere e interessarsi alle problematiche di questi territori, e siamo per questo ancor più felici di aver avuto la possibilità di toccare con mano questo mondo apparentemente troppo lontano ma in realtà così vicino da non potergli essere indifferente.

diAndrea & Andrea, di Milano e di Parma

(volontari del Villaggio della Solidarietà di Parete)

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