Mandara, il Riesame smantella la tesi dell’accusa

di Redazione

 MONDRAGONE. Giuseppe Mandara, fondatore dello storico gruppo che produce e distribuisce mozzarelle in tutto il mondo, non è un affiliato al clan La Torre.

Non è um mafioso ma un imprenditore che per salvare gli interessi dell’azienda, sceglie di limitare i danni dialogando in qualche modo con il boss. Lo scrivono i giudici del Riesame nelle motivazioni che hanno portato alla scarcerazione dell’anziano imprenditore, arrestato con grande risonanza mediatica dalla Dda di Napoli, su provvedimento (particolarmente censurato e ampiamente criticato dai giudici del Riesame) del gip.

Un caso, non unico, che lascia sgomenti. E che trasferisce, al telespettatore o al lettore, una sensazione di incertezza: come può un giudice ritenere che sussistano tutti gli elementi per imporre l’arresto di una persona, ritenenedolo un mafioso organico al clan, e un altro giudice avere una visione diametralmente opposta al punto da annullare tutti i provvedimenti (non potendo però annullare l’onta mediatica e le ore infinite tascorse in carcere)? Domande, come quelle che si stanno facendo gli inquirenti relativamente alla distruzione di un gazeebo, proprio di un punto vendita in franchising del gruppo Mandara in via Chiaia.

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