Spending review: il Governo chiede fiducia alla Camera

di Mena Grimaldi

 ROMA. ll governo ha chiesto il voto di fiducia alla Camera sul decreto spending review. Lo ha annunciato in aula il ministro all’Economia, Vittorio Grilli.

L’aula voterà martedì la fiducia. Alle 9.30 inizieranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, alle 11 ci sarà la votazione per appello nominale e alle 12.30 l’esame degli ordini del giorno Dopo la fiducia ci sarà poi il voto finale sul provvedimento.

Alle 14.15 sono previste le dichiarazioni di voto e alle 14.45 ci sarà la votazione E con il via libera della Camera, si convertirà in legge il decreto mercoledì prossimo. La prima fase operativa della spending review assicura allo Stato risparmi pari a 4,5 miliardi nel 2012, 10,9 miliardi nel 2013 e 11,7 miliardi nel 2014. Con le risorse raccolte il governo riduce l’indebitamento netto del 2012 di circa 600 milioni.

Tra le novità contenute all’interno del decreto ci sono:

Stop aumento Iva– Il temuto aumento dal prossimo ottobre di un punto delle due aliquote dell’10% e del 21% slitta a luglio 2013. Costa 3,28 miliardi nel 2012. La legge di stabilità indicherà nuove misure per evitare l’aumento l’anno prossimo.

Esodati– Altri 55.000 privi sia di lavoro che di pensione potranno accedere a questa con le vecchie regole.

Ministeri– Risparmi di 1,7 mld nel 2013, 1,5 nel 2014 e 2015.

Intercettazioni- Nuovo taglio di 5 milioni di euro per le risorse dedicate alle intercettazioni telefoniche. Ne beneficiano però gli uffici giudiziari sul territorio, che così dovranno fare tagli per 30 milioni e non più per 35 milioni.

Pensioni insegnanti– Non saranno applicate le nuove regole pensionistiche della riforma Fornero per gli insegnanti che entro il 31 agosto matureranno i requisiti per andare in pensione dal primo settembre 2013.

Ricerca– Eliminato il taglio dei fondi alla ricerca da 30 milioni di euro per il 2012. Salvataggio temporaneo per la Arcus e la fondazione Valore Italia, che sopravviveranno fino a gennaio del 2013.

Riordino Province– Gli enti dovranno essere ridotti ma con un “riordino” e non una “soppressione”. Restano i requisiti minimi di popolazione e territorio, che eliminano le amministrazioni più piccole, e per i Comuni che vogliono cambiare Provincia dovrà esserci contiguità territoriale. Entro 90 giorni ogni Regione dovrà trasmettere al governo una proposta di riordino.

Fondi a Comuni e Province– Arrivano 800 milioni per i Comuni: 300 milioni presi da un fondo già destinato alle amministrazioni locali e 500 milioni da un fondo dell’Agenzia delle entrate che serve anche per i rimborsi fiscali alle imprese. Dallo stesso fondo dell’agenzia fiscale saranno attinti 100 milioni per ridurre il debito delle Province.

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