Dell’Utri, la Corte: “No a deposizione di Berlusconi”

di Redazione

 PALERMO. Secondo i giudici, i motivi della presenza del boss Nino Mangano ad Arcore e i pagamenti fatti daBerlusconia Cosa nostra negli anni ’70 sono già “ampiamente comprovati”.

Da qui il giudizio di “non decisività e non indispensabilità ai fini della decisione” della testimonianza dell’ex premier che sarebbe dovuto comparire in udienza, secondo il pg, come teste assistito in quanto ex indagato di reato connesso. Sarà rapido, quindi, il nuovo processo di appello per concorso esterno in associazione mafiosa al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri giunto mercoledì alla sua seconda udienza.

La Corte d’Appello di Palermo, alla quale la Cassazione ha rinviato il dibattimento dopo avere annullato la condanna del senatore a sette anni di reclusione, ha bocciato quasi tutte le istanze di ammissione di nuove prove fatte da accusa e difesa. Visti i limiti stabiliti dalla Corte di Cassazione e determinati dalla natura stessa del processo di rinvio, i giudici hanno deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale solo con l’esame testimoniale di un ex bancario, Giovanni Scilabra, che nel 1986, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto la visita di Dell’Utri e dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.

La Corte ha ammesso una nuova testimonianza del pentito Giovanni Brusca, limitata al racconto di fatti precedenti all’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, in quanto le dichiarazioni del collaboratore sul periodo successivo sarebbero “generiche e contraddittorie”. Una decisione, quella dei giudici, che lascia la trattativa Stato-mafia fuori dal nuovo processo al senatore. Grazie al consenso delle parti, però, Brusca non dovrà tornare a deporre e verranno acquisiti i verbali con le sue dichiarazioni. Bocciata, oltre a quella riguardante Berlusconi, anche la richiesta di sentire il pentito Stefano Lo Verso e una serie di collaboratori di giustizia già interrogati in primo grado. La Corte ha anche deciso di non ammettere le intercettazioni tra Massimo Ciancimino (figlio del defunto Vito) e la sorella, quelle del boss Vito Roberto Palazzolo, alcune informative degli investigatori chieste dalla difesa. L’udienza è stata rinviata al 3 ottobre.

“L’ordinanza della Corte si è molto attenuta ai criteri della Cassazione e ha delimitato moltissimo l’oggetto della prova. Incombe il pericolo della prescrizione specie se risulterà l’interruzione della condotta ascritta a Dell’Utri”, ha detto il procuratore generale, Luigi Patronaggio, commentando la decisione della Corte di appello. Per il legale di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, “l’ordinanza della Corte è molto equilibrata e mirata a chiarire i problemi sollevati dalla Cassazione. Sono state parzialm accolte le prove documentali avanzate da questa difesa, in particolare quelle che dimostrano che nel 1988Berlusconisubi’ un nuovo attentato”.

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