Concordia, la scatola nera smentisce la versione di Schettino

di Redazione

Francesco SchettinoROMA. L’ex comandante della Concordia, Francesco Schettino, martedì sera su Canale 5 si è definito “vittima del sistema”.

Ha chiesto scusa, ma non si è pentito della manovra che ha fatto quella notte maledetta. “Sono vittima di tutto questo sistema. – ha detto mentre sullo sfondo si intravedeva il modellino di un veliero – La mano divina mi ha fatto intuire un qualche cosa da compiere che era importante”. Quanto all’ordine di ritornare a bordo, da parte del comandante della capitaneria Gregorio De Falco, Schettino lo ha liquidato come impossibile. “Io da comandante non ho mai dato un ordine che non possa essere eseguito”, ha affermato, tradito da un tic nervoso all’occhio destro.

IL PROCURATORE: “BUGIE”. E mentre il popolo del web s’irrita per le sue dichiarazioni e soprattutto per il presunto pagamento di oltre 50mila euro per l’esclusiva concessa al programma “Quinta colonna”, il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, si indigna per “le bugie raccontate: lui conosce bene la verità, perché gli atti, depositati dal gip, sono anche nelle sue mani. Testimonianze, registrazione di ciò che avvenne in plancia: tutto dimostra quali sono le sue responsabilità. Ed è tutto a sua conoscenza. E poi, suvvia, all’indomani dell’arresto ammise “d’aver fatto una cazzata” e ora si dipinge come il comandante perfetto che non è pentito di nulla. Da non crederci!”.Il procuratore perde il suo naturale aplomb tant’è “sconcertato e imbarazzato”.

INDIGNATI I FAMILIARI DELLE VITTIME. Per non parlare, poi, della rabbia e della frustrazione dei parenti dell’indiano Russel Rebello e della siciliana Maria Grazia Tricarichi, le due vittime di cui non è stato ancora neppur recuperato il corpo dalla Costa Concordia, naufragata quasi 6 mesi fa (il 13 gennaio scorso) davanti all’isola del Giglio. Il fratello del cameriere indiano, Kevin, è rimasto quattro mesi sull’isola nella speranza “che venisse almeno trovato quel che rimane di Russel, volevo riportarlo a casa da sua moglie e il suo bambino. Per rimanere lì ho perso pure il mio lavoro a Milano in una società di ricerca e ora mi trovo disoccupato”.Elio Vincenzi, insegnante, marito della cinquantenne Maria Grazia, non si capacita per “le tante e spudorate contraddizioni di Schettino: non riesco a capire chi è veramente, perché prima dice una cosa poi l’esatto contrario. Il suo modo di parlare della tragedia, inoltre, mi sembra banale e superficiale. Non sembra rendersi conto della morte di 32 persone”. Lo ripete anche Susy Albertini, mamma della piccola Dayana, – ingoiata dalla Concordia a soli 5 anni – esterrefatta dalla “lontananza, dalla distanza che Schettino ha con il nostro dolore”.

L’intervista integrale testuale di Schettino a “Quinta Colonna”

L’INTERVISTA PAGATA. All’indomani dalla fine degli arresti domiciliari del comandante, uno dei suoi avvocati, Paolo Bastianini annunciò “una trattativa in corso con Mediaset e un settimanale. Circa 50mila euro ad intervista, non c’è un patto siglato: il pagamento avverrà solo se l’esclusività mantenuta. Dopo parlerà a ruota libera con tutte le testate giornalistiche”.Mediaset non commenta ufficialmente sulle dichiarazioni di Schettino dietro compenso. Anche se non nasconde che non sarebbe la prima volta in caso di interviste esclusive. Da fonti vicine tanto al comandante quanto a Mediaset, inoltre, si definisce la cifra di 57mila euro “nettamente superiore alla realtà”. Non viene quindi negata la retribuzione. Il conduttore Salvo Sottile, invece, smentisce categoricamente su Twitter: “Noi non paghiamo nessuno”.E mentre l’ironia si scatena nella Rete, Selvaggia Lucarelli scrive su Libero dicendo che lei l’inchino a quella tv non lo farà: “Fossi la madre o la sorella di un passeggero che è annegato quella notte, non li vorrei i suoi soldi estratti dalla tasca bella asciutta. Non vorrei le scuse a gettone. La tv può pure parlare dei morti, io esercito il mio diritto di parlare dei vivi. Di dire che quei 57mila euro sono l’ultimo morto che galleggia, in questa storia oscena. E io, l’inchino a questa tv, non lo faccio”.

CORRIERE: “IL RADAR CHE INCHIODA SCHETTINO”. E intanto esce anche un’altra indiscrezione processuale che incastrerebbe Schettino. A pubblicarla è il Corriere della Sera:Schettinoincastrato dalradar dellaConcordia: emerge dalla trascrizione della “scatola nera” che la finanza ha concluso di analizzare per l’incidente probatorio in corso a Grosseto. Dai dati presi in esame, infatti, è alle 21.39 e 14 secondi del 13 gennaio che il comandante prende in mano il controllo della nave ed è da quel preciso istante che inizierà la sequenza tragica che porterà la Concordia a scontrarsi contro gliscogli del Giglio.

Dalle indiscrezioni processuali pubblicate sulCorriere salta fuori un quadro chiaro di cosa successe quella sera. Partendo dalradar di bordosi nota che alle21.40, oramai il comandante Schettino ha preso i comandi manuali, la Concordia segue unatraccia ben diversada quella eseguita dal pilota automatico, se fosse stato ancora attivo. “Alle 21.43- come scrive il quotidiano – il punto di non ritorno”. L’imbarcazione procede verso il Giglio, lo scontro contro gli scogliè inevitabile.

Alle 21.45l’impatto e l’inizio della fine: il mezzo marittimo imbarca acqua.Le fiamme gialle hanno trascritto anchele battute, che, in quegli istanti di panico, si scambiarono sulponte di comandoSchettino e i suoi. Qualche secondo prima dello scontro un ufficiale (nell’analisi non è specificato chi) si rende conto dell’inesorabile: “Stiamo proprio colculo a terra!”, segue una bestemmia e ordina: “Chiudete le porte stagne a poppa”. Poi una voce maschile dice: “Mi sento in colpa”. Subito dopo parla Schettino. “Dove abbiamo toccato?, chiede. Rispondono in due: “Su uno scoglio a pelo d’acqua”. E qualcuno: “E’ l’inchino che voleva” .

Alle 21.46 Schettino: “L’importante è che non sia entrata acqua”. Alle 21.38 il comandante aveva chiamato a Terenzio Palombo, comandante in pensione della Costa Crociere, per avvertirlo dell’inchino.La telefonata all’unità per le emergenze:Alle 21.56 Schettino chiama per la prima volta a Roberto Ferrarini, nell’unità per le emergenze della Costa Crociere a Genova. “Roberto – afferma – ho fatto un casino… Senti una cosa io sono passato sotto l’isola. E’ stato il comandante Palombo… mi ha detto ‘passa sotto passa sotto’. Per colpa di stomaronneho fatto questa cosa: ho preso con la poppa un basso fondale. Sono, guarda, io sto a morè.. e sono passato che alla fine ci stava questo scoglietto qui…”. E alla fine: “Sono proprio distrutto, e perché, perché abbiamo preso questa botta sulla poppa. Mi ha detto Palombo, mi ha detto: passa qua!”.

Alle 22.21 Schettino sollecita un rimorchiatore alla Capitaneria di Livorno che chiede: “Ci sono mica feriti? E la causa della falla?”; qualcuno risponde: “Nessun ferito, in attesa di un rimorchiatore che ci tiri a terra”. Ma non avendo ricevuto una risposta completa Livorno chiede di nuovo quale sia stata la causa. E la voce maschile questa volta dice: “Uno squarcio dovuto a uno scoglio”.

L’atmosfera si fa sempre più tesa e dal ponte di comando qualcuno inizia a sollecitare Schettino affinché dia l’ordine di abbandonare la Concordia. Alle 22.28, finalmente, sembra che il comandante pigli l’iniziativa: “Va buò, va buò, facciamoli andare a terra”. Però alle 22.29 temporeggia con chi gli aveva intimato di avviare la procedura: “Aspetta, fammi…fammi chiamare un attimo a Ferrarini”. L’ordine parte solo alle 22.51.

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