Montefibre, 88 ammalati di tumore: condanna solo per una morte

di Redazione

 NAPOLI. Erano accusati dell’omicidio colposo di 88 operai che si ammalarono di tumore a causa dell’amianto, sono stati condannati per un unico caso: così si è concluso il processo per i veleni della Montefibre di Acerra.

A sette degli otto imputati il giudice monocratico Daniela Critelli ha inflitto un anno e otto mesi, pena sospesa, per la morte del solo Francesco Capretto; li ha invece assolti per gli altri 87 casi.

Un anno e otto mesi di reclusione quindi per cinque ex direttori della fabbrica e, caso senza precedenti in Italia, anche per due medici aziendali. E poi: risarcimenti per una provvisionale di 200mila euro. Questa in sintesi la sentenza di primo grado relativa al processo Montefibre, il processo sulla strage dimenticata di centinaia di operai del grande impianto chimico di Acerra, lavoratori morti di cancro tra gli anni Ottanta e Novanta. Ma il verdetto, emanato nel tardo pomeriggio di ieri dal giudice monocratico Daniela Critelli, lascia scontenti tutti, accusa e difesa.

Un dato emblematico però lascia spazio ai malcontenti: la condanna per omicidio colposo dei dirigenti e dei medici della Montefibre è stata comminata per la morte di un solo operaio, cioè dell’unico lavoratore, deceduto per un mesotelioma causato dalla presenza di amianto in fabbrica, per il quale il tribunale ha riconosciuto lo status di vittima della scorretta e consapevole condotta aziendale.

Dal decesso di quest’unico operaio, la cui famiglia si è vista riconosciuta dal tribunale un risarcimento provvisionale di 200mila euro, è scaturita la condanna dei due medici aziendali e dei cinque ex direttori della fabbrica di contrada Pagliarone. Dirigenti che però sono stati assolti, sia pure con formula dubitativa, per la morte di altri 82 operai uccisi da tumori polmonari o laringei.

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