Incendio sulla Variante: la condanna di “Uniti per Casapesenna”

di Redazione

 CASAPESENNA. Un incendio si è sviluppato nella giornata di giovedì sulla variante Casapesenna-San Cipriano.

Sul posto alcuni componenti del comitato “Uniti per Casapesenna”, Orlando Zagaria, Salvatore Bruno e Angelo Garofalo, che hanno provveduto a segnalare immediatamente l’accaduto ai vigili del fuoco, intervenuti per spegnere le fiamme.

“E’ vergognoso – commentano dal comitato – l’atteggiamento di quanti dovrebbero vedere e sentire. Invece, non sentono né l’odore acre della diossina sprigionata dagli incendi dolosi e né vedono la deturpazione del nostro territorio. Chi di dovere, chi è già sul territorio da anni poiché da quel territorio ha ottenuto il consenso necessario per rivestire ruoli pubblici, avrebbe il dovere di segnalare tali situazioni e di impedire che tutto ciò accada reiteratamente sul nostro territorio. Invece tutto tace. I danni degli incendi dolosi sono incalcolabili sia in termini di salute che di ripristino del territorio. Senza contare che proprio quegli incendi non fanno altro che azzerare, in un attimo, tutte le energie sprecate per effettuare la raccolta differenziata”.

“C’è anche da dire – continua da Uniti per Casapesenna – che enorme è l’ignoranza e l’inciviltà non solo di chi accende quei fuochi ma anche di chi abbandona quei rifiuti. La speranza è che coloro che si abbandonano a tali azioni deplorevoli siano soggetti esterni al territorio. Questa, pur essendo una magra consolazione impedirebbe di pensare che tra di noi ci siano persone che vogliono male a se stessi ed ai propri figli. Il fenomeno dell’abbandono è innanzitutto un fenomeno culturale. Come tale, va affrontato dapprima agendo sul fronte della repressione per poi incidere su quello educativo, formando all’educazione ambientale i cittadini e le imprese, aumentando il senso civico di grandi e piccoli”.

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“Le istituzioni dovrebbero, in primis, controllare l’abbandono indiscriminato dei rifiuti mediante gli stessi mezzi utilizzati per altri fini. – incalzano dal comitato Basti pensare alle telecamere che installate nei punti nevralgici sarebbero da deterrente e consentirebbero di far diminuire tali condotte. A queste potrebbero aggiungersi i controlli quotidiani della Polizia Locale. In secondo luogo, utile sarebbe creare, avendo come modello la Svizzera, ‘la mappa dell’abbandono’ in cui che indicare le zone in cui ciclicamente avviene l’abbandono ed in cui v’è degrado ambientale proprio a seguito dell’abbandono stesso. Tale mappa, potrà essere creata ed aggiornata con i dati forniti dai Comuni, anche limitrofi, attraverso uno specifico questionario online, grazie anche ai dati raccolti da segnalazioni specifiche (anche direttamente dai cittadini), e sarà in continuo aggiornamento ed evoluzione, e potrà essere utilizzata a vari livelli per un’azione di coordinamento delle attività dei vari soggetti preposti al controllo del territorio e per intervenire sulle aree più sensibili e ambientalmente rilevanti. Infine, bisognerà creare un tavolo di concertazione, di natura tecnica, nel quale siano chiamati a partecipare i rappresentanti delle diverse categorie di portatori di interesse a livello locale. Tale organo potrà essere un momento di confronto e discussione in cui presentare in anteprima le attività legate al progetto per raccogliere dati, impressioni e specifiche esigenze”.

“Tutto ciò – concludono dal comitato – è un modo per fare propria un’idea già realizzata da altri in modo diligente e proficuo ed utilizzarla per il bene del nostro paese. Basterebbe solo l’intenzione di fare qualcosa per impedire che la salute di tutti i cittadini venga compromessa dall’azione di pochi malfattori, intendendo per tali sia coloro che materialmente gettano il rifiuto per poi incendiarlo e sia l’azione o meglio l’omissione di coloro che vedono ma si girano dall’altra parte pur avendo l’obbligo morale di intervenire”.

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