La Dia confisca beni per 700mila euro al clan dei casalesi

di Redazione

 CASERTA. Beni per un valore di 700mila euro sono stati confiscati dalla Dia all’imprenditore Guido Zagaria, 45 anni, di Casapesenna, ritenuto appartenente al clan dei casalesi.

Per lui anche una misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di due anni e sei mesi ed il pagamento delle spese della procedura. Fin dal 1987 Guido Zagaria fu oggetto di indagini, assieme al fratello Vincenzo, nonché ad altri affiliati locali dell’organizzazione camorristica “Nuova Famiglia”, nata in contrapposizione alla “Nuova camorra organizzata” di Raffaele Cutolo.

Le investigazioni accertarono che Vincenzo e Guido Zagaria avevano instaurato un autentico clima di terrore e di omertà a Casapesenna, favorendo le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore pubblico e privato, condizionandone le scelte ed i programmi. Com’è noto, la peculiarità del clan dei casalesi è la sistematica infiltrazione nel tessuto economico della provincia di Caserta, attuata sia direttamente, mediante la costituzione da parte di appartenenti al clan di attività imprenditoriali finalizzate all’acquisizione di appalti pubblici, sia mediante il controllo di attività economiche facenti capo ad imprenditori compiacenti.

Utilizzando l’arma della corruzione e dell’intimidazione e successivamente attraverso l’inserimento di propri uomini negli enti locali, si innestava un perverso accordo trilaterale tra politici, imprenditori e camorra. Di conseguenza, il meccanismo della libera concorrenza veniva del tutto stravolto attraverso gli illeciti patti sulla assegnazione degli appalti ed i costi della corruzione venivano interamente scaricati sulla spesa pubblica.

Come riferito anche da collaboratori di giustizia, i fratelli Zagaria hanno svolto ruoli non di semplici prestanome, ma di elementi affidabili per compiti di stabile collaborazione nelle attività di gestione e di rappresentanza anche con esponenti del mondo imprenditoriale e della pubblica amministrazione. Guido Zagaria costituiva l’elemento contiguo delle attività mafiose del congiunto Vincenzo. Essi sono da definirsi la “facciata pulita”, necessaria a quest’ultimo, supporto logistico indispensabile per il riciclaggio dei proventi derivanti dalle molteplici attività delinquenziali del medesimo, mediante l’intestazione a loro nome di beni patrimoniali, di società e ditte imprenditoriali, attraverso le quali, usufruendo del peso camorristico del congiunto, sono riusciti ad accaparrarsi appalti pubblici e pubbliche commesse.

L’imprenditore venne anche colpito da un’ordinanza di custodia cautelare, coinvolto nell’operazione “Spartacus 2” e condannato nel 2004 per associazione camorristica. Tuttora è imputato in diversi procedimenti penali per reati di estorsione, truffa e riciclaggio e per associazione camorristica. Guido Zagaria si occupava della gestione di tre lidi balneari sul litorale domizio, e conduceva, su un terreno di loro proprietà, una fiorente attività di allevamento bufalino, per la produzione di latte da destinare alla caseificazione, nel quale sono state sequestrate diverse centinaia di bovini.

Tra i beni sottoposti a confisca figurano: quota pari al 50% del capitale sociale del “Lido Nettuno”, ad Ischitella, sul litorale domizio; quota pari al 50% del capitale sociale della “Frine di Zagaria Raffaele s.n.c.” con sede a Casapesenna.

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