Caso Pizzi, Pd: “Si ascolti la voce dei cittadini”

di Redazione

PdAVERSA. Il giovane Pd aversano certo in questo momento pecca di inesperienza, ma non immaginavamo di poterci trovare, così d’un tratto, quasi ad essere “deferiti alla Corte di giustizia europea”.

Almeno così ci sembra di capire dalle torrenziali argomentazioni del consigliere Capasso. E perché? Per aver chiesto al sindaco cosa intende fare, a seguito del rinvio a giudizio di un suo assessore. Certo, abbiamo osato chiedere il “che cosa” e non il “se”. Perché è evidente che, per noi, egli non può far finta che un fatto del genere rientri nell’ordine naturale delle cose, come una grandinata, per esempio. Tanto è bastato. A dire il vero, sul nostro tavolo c’era anche una nota diversa: di solidarietà all’assessore per l’iniziativa giudiziaria che l’ha investito e di vicinanza al sindaco per le ore non facili che starà certamente trascorrendo.

Poi abbiamo, a fatica, represso i nostri sentimenti ed è uscita l’altra nota. Ma qui non c’entra il Pd e non c’entra la dialettica politica. Qui si tratta di qualcosa che precede la politica e che fa capo al comune sentire dei cittadini. Chieda ad un suo amico, a qualsiasi cittadino. Esponga il caso e chieda un parere. Vedrà che, come abbiamo fatto noi, nessuno le chiederà come si chiama e neppure di che panni vesta l’assessore in questione e nessuno le chiederà un “suntino” del codice di procedura penale.

Qui, sia chiaro, non si tratta di sospendere o addirittura licenziare qualcuno dal proprio posto di lavoro per responsabilità certamente non ancora accertate, visto che il dibattimento neppure è iniziato.Si tratta, più semplicemente, di capire se il sindaco, unico responsabile della scelta dei suoi assessori, consideri indolore, per la credibilità dell’amministrazione che da lui prenderà il nome e per l’onorabilità della città, affidare responsabilità di governo ad un signore a carico del quale un giudice terzo, e non solo il magistrato “investigatore”, ha ritenuto esservi elementi abbastanza fondati da rendere necessario un processo.

L’assessore dimostrerà certamente la sua estraneità ai fatti, se il consigliere Capasso si è così animosamente ed abbondantemente speso, avventandosi sulla nostra nota, equilibratissima a detta di tutti. Ma se poi non fosse così? Ma perché tanta virulenza nei nostri confronti? Forse si teme che il “cattivo esempio” di un’opposizione che intende far valere il proprio punto di vista possa essere seguito? Mentre, si sa, sarà la stessa maggioranza consiliare, per non far annoiare gli aversani, ad esprimere la necessaria “dialettica”, come ha fatto nei dieci anni appena trascorsi, senza trovare mai pace.

Nervi saldi, consigliere Capasso, non è la nostra voce che deve ascoltare, ma quella dei cittadini, che questa cosa non la digeriranno facilmente. Il sindaco, persona a cui certo non fanno difetto l’esperienza né l’intelligenza politica, lo ha fiutato a volo. Ed ecco la ragione del suo silenzio di queste ore. Ma il “non parlare” non significa “non scegliere”. Se nulla egli farà, avrà fatto la sua scelta. E noi ne trarremo le conseguenze.

Non glielo vogliamo nascondere, ci piaceva di più il consigliere Capasso fustigatore indomito di “ciaramellismi” e “ciaramellate”. Coraggio, si liberi subito dal peso autoinflitto di dover essere pietra angolare dei nuovi equilibri politici cittadini, le farà bene e le cronache consiliari se ne gioveranno di sicuro.

Il circolo del Partito Democratico di Aversa

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