Orlandi, riaperta la tomba di De Pedis. Trovati altri resti: “Sono del ‘700”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Nella mattinata di lunedì una folla di curiosi e giornalisti si è accalcata davanti alla Basilica di Sant’Apollinare a Roma per l’apertura della tomba del boss della Magliana.

L’apertura della tomba è stata disposta dalla magistratura nell’ambito del caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa da Città del Vaticano. La decisione della Procura è arrivata in seguito ad una telefonata alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” del 2005 e alla testimonianza dell’ex compagna di Renatino, Sabrina Minardi, la quale rivelò che a sequestrare Emanuela fu proprio De Pedis. La bara è stata portata dalla cripta al cortile dell’Università Pontificia, dove è stata allestita una tenda bianca.

Sotto, nella cripta, ha riferito un testimone, c’era un odore troppo forte. “Dentro la bara – ha riferito il testimone – il corpo di un uomo in buono stato, vestito con un completo blu scuro e cravatta nera. Gli specialisti hanno alzato un braccio del corpo nella bara per prendere le impronte digitali”.Gli esami dattiloscopici hanno confermato che il cadavere nella tomba tumulata nella basilica di Sant’Apollinare è di De Pedis. Le impronte, infatti, hanno permesso l’identificazione del cadavere, consentita anche grazie al buono stato di conservazione del corpo.Successivamente, dopo gli accertamenti disposti dalla Procura, la salma del boss dovrebbe essere traslata in un cimitero romano, probabilmente a Prima Porta o al Verano, da dove De Pedis venne trasferito a Sant’Apollinare.

Ora si dovrà accertare anche se la tomba in questi anni è stata aperta. Presenti in chiesa i legali della famiglia di De Pedis, l’avvocato Radogna, che assiste la vedova De Pedis, e Prioreschi, legale dei due fratelli del boss della Magliana. Anche il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, è giunto accompagnato dalla sua legale nella chiesa. Quest’ultimo, però, non ha avuto il consenso per assistere all’apertura della tomba. “E’ un primo passo verso la verità, un atto dovuto, era un dubbio che dovevamo toglierci. Mia sorella è stata rapita non perché era Emanuela Orlandi, ma perché era una cittadina vaticana”, ha dichiarato il fratello di Emanuela ai cronisti.

All’interno della bara è stata trovata anche una cassetta con altri resti che potrebbero non appartenere al boss, la cui salma era invece ben conservata. La Radio Vaticana ha però ridimensionato la notizia: “Nella cripta che ospita la bara di De Pedis, sono state trovate altre 200 cassette contenenti reperti ossei estranei al boss, ma probabilmente risalenti ad un ossario del ‘700”.

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