Il boom dei grillini segna la fine della Seconda Repubblica

di Gennaro Pacilio

Beppe GrilloROMA. “Il Pd non è un taxi su cui chiunque può salire, Grillo si faccia il suo partito e vediamo quanto prende”, disse tre anni fa Piero Fassino.

Il comico ha seguito il consiglio e oggi, con la vittoria del “suo” Federico Pizzarotti al ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco di Parma, segna di fatto la fine della Seconda Repubblica. Un’agonia che si trascinava da mesi, con i partiti e i partitini sempre più indeboliti, sempre più autoreferenziali, sempre più incapaci di aprirsi, mettersi in discussione, dialogare con i cittadini e con le altre aggregazioni vive della società. Ora è davvero l’annozero. Senza più scuse.

E chi ha intenzione di contribuire alla rinascita della politica (e di conseguenza anche dell’Italia) con proposte che siano alternativa sia alla piazza grillina che al conservatorismo burocratico dei partiti, deve scendere in campo, ora. Il momento è propizio per fare cose nuove. Il resto, ormai, è storia passata.

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