A “crollare” è stato prima il senso civico

di Gennaro Pacilio

 ROMA. Se trema la terra le colpa non è di nessuno, ma se crolla un capannone la colpa sarà di qualcuno. I disastri naturali, nella loro tragedia, hanno il dono della verità, quella di verificare l’efficienza di uno Stato, la sua capacità di essere Stato nel momento giusto.

E la verità dice che a crollare non sono solo le mura dei palazzi o le pareti delle fabbriche, scopri che quello che è crollato da un pezzo è il senso civico della nazione, che ha perso il controllo del territorio. Così le norme antisismiche per le costruzioni restano solo fastidiosi intralci alla furbizia, al guadagno fatto per risparmiare anche sulle tasse, alla bustarella per chiudere un occhio. Tanto il terremoto in Emilia Romagna non verrà mai. E invece crolla l’Italia, crolla il Vaticano con i suoi segreti (ma quali sarebbero i segreti del Vaticano?), crolla il calcio, tutto va a pezzi.

L’Italia non sta esplodendo, sta implodendo su se stessa, sulla propria profonda ignoranza, sull’incapacità di essere cittadini per tutti invece che clienti di qualcuno. Noi siamo sempre i ripetenti, i somari, i bulli della scuola, quelli che gli esami non li vogliono mai fare, quelli che all’interrogazione trovano sempre una scusa per non andare. Abbiamo davanti un esame di maturità per cercare in qualche modo di venir fuori da tutti questi problemi e, invece, non siamo neanche pronti per l’esame di quinta elementare.

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