Unione Comuni, Liguori: “Senza una svolta è giusto scioglierla”

di Redazione

Cesario LiguoriCESA. Prendo atto con piacere che Enzo Guida condivide quanto vado ripetendo da tempo sulla necessità di organizzare la conurbazione secondo criteri sovra comunali capaci di garantire la gestione comune di servizi con indubbie ricadute sulla efficienza e sui costi.

E’ un tema questo che periodicamente viene proposto per essere poi sistematicamente accantonato. Ricordo che più di un anno fa, esattamente il 26-03-2001,proprio su Pupia, in risposta a delle considerazioni del sindaco di Sant’Arpino e consigliere provinciale Di Santo, formulavo le seguenti considerazioni: ‘Coloro che alcuni anni or sono immaginarono questa istituzione, lo fecero pensando a funzioni aggregate in tema di servizi pubblici (manutenzione del patrimonio dei vari comuni, gestione di servizi quali lo smaltimento dei rifiuti, servizio idrico integrato, illuminazione pubblica, servizi socio-sanitari e così via) e di pianificazione coordinata del territorio. Ciò avrebbe portato a migliorare la qualità dei servizi e ad ottenerli ad un prezzo più basso. Tema, questo, di drammatica attualità visto il progressivo impoverimento dei comuni per le disposizioni di finanza pubblica. Avrebbe altresì portato ad uno sviluppo armonico di un territorio che vede i comuni, senza soluzione di continuità, confondersi l’uno con l’altro in un disordine urbanistico che non solo condiziona la qualità della vita ma lo stesso valore degli investimenti immobiliari e produttivi. In sostanza l’istituzione dell’Unione avrebbe dovuto spingere i sindaci a ragionare sempre meno in termini di campanile e sempre più in termini di territorio proprio perché in una conurbazione come la nostra la risposta a certe problematiche, penso ad esempio a quelle ambientali e dell’inquinamento, non può essere quella del singolo comune’.

Purtroppo, accade invece che su alcune problematiche come quelle dell’assistenza socio-sanitaria che sono per legge demandate consorzi obbligatori di comuni, non solo non si pianifichi insieme, ma si generi grande conflittualità tale, come nel caso del nostro ambito (che coincide solo in parte con l’Unione) da paralizzare i servizi e richiedere la nomina di un commissario ad acta. L’amministratore di Sant’Arpino Ernesto Capasso dice una grande verità. Così com’è, l’Unione dei Comuni Atellani non serve a nulla e sarebbe giusto scioglierla. Essa ha tradito lo spirito iniziale per la quale era stata fondata per diventare un inutile carrozzone. Ed è proprio partendo da questa utile provocazione che dobbiamo costruire un ragionamento condiviso sul futuro di un Ente che potrebbe incidere non poco sullo sviluppo del nostro territorio.

Il progetto è difficile e di lungo percorso, ma è con spirito costruttivo ed è nell’ottica di un ulteriore, forse ultimo, tentativo di farlo decollare che mi accingo a designare in rappresentanza di Cesa il consigliere Mario Di Donato assessore dell’Unione.

Il sindaco di Cesa, Cesario Liguori

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