Gatto (Wwf): “Essere fieri o vergognarsi delle proprie radici?”

di Antonio Arduino

Alessandro GattoAVERSA. Essere fieri o vergognarsi delle proprie radici? Quando si vive in un territorio come quello campano ed in particolare nell’agro aversano diventa difficile dare risposta a questa domanda.

Nessuno ha piacere di rinnegare le proprie origini, ma quando non sentiamo nostra la realtà del territorio che ci ha generati, quando sentiamo che quella realtà non ci appartiene forse non ha alcun senso porsi la domanda. Però c’è chi intende dare comunque una risposta, nella speranza di dare una scossa alle coscienze.

A farlo è Alessandro Gatto, responsabile regionale del Wwf. Ve la proponiamo. “Se mi chiedono la provenienza, rispondo fiero: sono dell’agro aversano. Si di quella terra resa famosa dal cartello mafioso più criminale e cruento che và sotto il nome di ‘clan dei casalesi’. Ma casalesi è il termine di un popolo che è stato rovinato e trasformato dai media e dalla pubblicità peggiore che se ne è potuta fare. Quello stesso clan ha distrutto la propria terra, proprio quella terra che li ha generati e li ha fatti crescere insieme a noi altri. Cioè insieme a chi, come me, con la camorra e la delinquenza non ha nulla a che fare. E come me è la vera maggioranza della popolazione dell’agro aversano. Ma tant’è, oggi ci teniamo il nome e pure i veleni, i tanti veleni che questi criminali hanno occultato nelle viscere della nostra terra.

Avvelenata appunto. Farò sempre un forte plauso all’attività della Magistratura e delle forze di Polizia per i sequestri, le indagini, gli arresti. Ma non basta. Ne abbiamo tanta di terra sequestrata perché inquinata da metalli pesanti e da altri rifiuti tossici e pericolosi. Scorie pericolose che la terra ha ingoiato suo malgrado e che hanno ingoiato soprattutto i figli di questa terra. In altre parole è come se ognuno di noi avesse puntata alla testa una pistola che continua a sparare colpi a vuoto, fino a quando, quello mortale, non ti uccide con il cancro o con altre patologie ambientali fatali. Ne ho visti tanti morire così nella nostra terra di Gomorra.

Alcuni hanno la malattia e li vedi camminare per strada come fossero dei morti che camminano, come i condannati a morte. Siamo questo nell’agro aversano. E’ inutile nascondere la verità per paura. Solo affrontando il problema si capirà quanto sia importante e prioritario ridare dignità a questa terra ed al popolo dell’agro aversano. Purtroppo continuano le inquietanti “scoperte” nel territorio dell’agro aversano. Niente di nuovo purtroppo: l’ennesimo campo coltivato pieno zeppo di ogni sorta di veleno.

Siamo di fronte ad un disastro ambientale e sanitario di proporzioni enormi. Non a caso nel territorio dell’agro aversano e del giuglianese l’incidenza di malattie tumorali è salita alle stelle proprio ed in particolar modo negli ultimi 10 anni. La preoccupazione sale per la situazione ambientale e sanitaria di questo territorio, anche perché le Istituzioni preposte poi alla bonifica del territorio sono molto lente nell’avviare processi di risanamento ambientale.

Sono decenni che chiediamo, in tutte le forme civili, di iniziare queste attività di bonifiche, per avviare in questo modo una prima parziale ma incisiva estrazione dei metalli pesanti e di altri agenti inquinanti che hanno inquinato la terra. Oggi chi pretende di fare Politica ad Aversa e nel suo agro deve porre al primo punto all’ordine del giorno della sua agenda di lavoro il risanamento della nostra terra. Chi deve pagare per questi reati deve risarcire, almeno in parte, il nostro Popolo avvelenato. Chi ha commesso il fatto o i fatti ecomafiosi deve pagare”.

Il commento ai lettori.

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