Comitato: “Si strumentalizza anche la religione”

di Redazione

 SANT’ARPINO. Una premessa doverosa per evitare interessate strumentalizzazioni ed equivoche interpretazioni.

Abbiamo grande rispetto per coloro che credono e testimoniano la propria Fede, qualunque essa sia, con coerenza e amore. E a maggior ragione rispettiamo l’attaccamento e la testimonianza dei nostri concittadini per la religione cristiano-cattolica, che è patrimonio della stragrande maggioranza del popolo santarpinese. Ma i nostri concittadini, osservatori attenti e dotati di buon senso, sanno anche che, come ha scritto don Antonio Sciortino, in quanto a valori stiamo facendo passi indietro da gigante. “Il degrado etico non risparmia niente e nessuno. La stessa religione viene spesso manipolata. Trasformata, talora, in oggetto di ornamento e bellezza” Come appunto il gigantesco Cristo installato nello spazio antistante il campo sportivo in via Baraccone. “Sarebbe meglio, invece, testimoniare con la vita quel che il crocifisso (nel nostro caso, il Cristo) rappresenta. Cioè quell’amore universale che non esclude o discrimina nessuno. Anzi dà la preferenza ai poveri e agli esclusi. Questo è quel che conta. Il resto è solo strumentalizzazione ed esibizionismo. A scapito dei simboli più significativi della nostra religione”.

Ora, il sindaco Eugenio Di Santo, dopo aver apposto il suo nome sotto la statua di Giovanni Paolo II in via Santa Maria a Piro, sotto quella di San Gaspare del Bufalo, dietro l’ex macello comunale, lo pone anche sotto il gigantesco Cristo, installato nel piazzale antistante il campo sportivo, con una solenne inaugurazione (annunciata e poi rinviata), in chiave chiaramente elettoralistica, come ampiamente dimostrato dai manifesti affissi.

Allora una domanda nasce spontanea: che senso ha apporre il proprio nome e cognome sotto le varie statue disseminate sul territorio comunale, se non per celebrare, con i soldi dei cittadini, la propria persona? Siamo alla celebrazione del culto della personalità, utilizzando, strumentalmente e per la ricerca del consenso, perfino la religione e i suoi simboli. E, per non dire, poi di un dipinto di Giovanni Paolo II, collocato all’interno del campo sportivo sulla parete degli spogliatoi e della statua della Madonna nell’androne del Palazzo Ducale o nel piazzale dell’ex Casa Comunale di via Mormile.

Ma il culto della personalità il sindaco lo cura anche facendo scrivere il proprio nome sotto lapidi che ricordano gesti eroici dei nostri concittadini, come quella sulla facciata laterale del Palazzo Ducale, lato piazza Salvo D’Acquisto. Sarebbe stato giusto e corretto scrivere, come fanno in tutti i normali Comuni d’Italia: “A perenne memoria in data l’Amministrazione Comunale pose”.

Ma il sindaco Di Santo ha bisogno di alimentare il proprio culto della personalità, come i dittatori e gli amministratori incapaci, per coprire e nascondere la sua inadeguatezza, il mutismo nei Consigli Comunali e l’assenza in ogni significativa iniziativa dell’amministrazione e tentare di acquisire consenso elettorale con l’effimero, sprecando risorse economiche, e, come abbiamo detto più sopra, strumentalizzando, in maniera subdola, per fino la religione per scopo elettoralistico.

Comitato Sant’Arpino Libera e Democratica

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