India, Bosusco libero grazie ad “accordo diplomatico”

di Antonio Taglialatela

Paolo BosuscoBHUBANESWAR. Dopo circa un mese torna libero Paolo Bosusco, sequestrato in India lo scorso 14 marzo nella foresta di Soroda, mentre guidava, insieme a due aiutanti del posto, il turista Claudio Colangelo, anch’egli rapito ma rilasciato il 25 marzo.

“Sono finalmente libero, sto bene”, ha detto Bosusco ai microfoni del Tg1 dopo la sua liberazione. “Saluto tutti quelli che mi vogliono bene, – ha aggiunto il 54enne – la mia famiglia, mio padre, mia sorella, cugine, zie parenti e tutti i miei amici sparsi in Italia e nel mondo. Non preoccupatevi, sapete che sono forte. Tutto è finito, va tutto bene”.

Visibilmente dimagrito, Bosusco è giunto giovedì mattina alla Guest House di Bhubaneswar, dove ha parlato con l’ambasciatore e il console italiani. Poi si è affacciato dal balcone per salutare un folto gruppo di giornalisti presenti. E’ apparso sorridente e sereno, sottolineando di non aver “nessun risentimento verso i rapitori”.Tornerà presto in Italia, come ha promesso al padre Azelio, che vive a Torino, col quale si è sentito telefonicamente.

La “contropartita” per il rilascio di Bosusco è stata costituta da un “accordo diplomatico”. Il leader dei ribelli Sabyasachi Panda, in un audio messaggio, aveva annunciato il rilascio dell’italiano attraverso un “processo democratico” in cui il governo dell’Orissa si sarebbe impegnato a migliorare le condizioni delle comunità tribali. Un impegno sottoscritto in un documento da cinque mediatori. Solo 24 ore prima, un tribunale dell’Orissa aveva prosciolto Subhashree Panda, moglie di Panda, conosciuta come “Mili”, nella lista dei sette prigionieri di cui era stato chiesto il rilascio per la liberazione di Bosusco.

Soddisfatto il ministro degli esteri Giulio Terzi: “Sono profondamente grato all’Unità di crisi, ai nostri diplomatici in India e a quanti hanno contribuito a questo importante risultato che ci riempie di soddisfazione, ottenuto anche grazie alla collaborazione delle Autorità dello Stato dell’Orissa e di quelle di New Delhi”.

Ma il lavoro della diplomazia italiana in India non è finito: c’è da risolvere il caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti con l’accusa di aver ucciso dei marinai indiani.

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