Concordia, scienziati simulano naufragio: “Errori e bugie di Schettino”

di Redazione

 NAPOLI. Il caso del naufragio della Costa Concordia a largo dell’isola del Giglio continua ad essere motivo di scalpore e di indagine.

A portare avanti gli studi questa volta è un’equipe di scienziati di Rostock, la quale ha simulato al computer gli ultimi minuti del percorso della nave, “smascherando” errori e bugie del comandante Schettino. Secondo il professor Sven Dreessen, del “Maritime Simulationszentrum Warnemuende” di Wismar, intervistato da Die Welt, il comandante avrebbe commesso una serie di errori: il primo è ovviamente quello di essersi avvicinato troppo alla costa. Il secondo errore è non aver chiuso in tempo le paratie fra un scompartimento e l’altro, in modo tale da isolare la zone della nave ormai piene d’acqua.

Ma la decisione più grave sarebbe stata quella di non aver dato l’allarme generale tempestivamente. Se i passeggeri fossero stati immediatamente avvertiti per essere messi in grado di prepararsi alle operazioni di salvataggio, si sarebbero salvate più persone. “Quando una nave si inclina di 20 gradi le scialuppe di salvataggio non possono più essere tirate in mare”, spiega l’esperto. Schettino ha detto di non aver dato l’allarme per non gettare nel panico l’equipaggio, secondo lo studio, però, solo dall’1 al 3% dei passeggeri avrebbe reagito col panico: gli altri sono andati alle postazioni di salvataggio.

Schettino, inoltre, secondo gli scienziati, avrebbe mentito sulla manovra compiuta subito dopo l’incidente. La simulazione dimostra che l’impatto con la roccia che ha portato alla crepa sulla scafo esterno è durato dai 6 ai 9 secondi, e questo ha comportato che a poppa la nave si sia riempita di acqua in 2-3 minuti: una circostanza che l’ha resa non manovrabile.

Nella simulazione si può constatare come nel percorso fino alla roccia sulla quale si è incagliata, la nave sia stata spinta dall’abbrivio, “dalle correnti e dal vento del nordest”. Viene smentita quindi l’asserzione del capitano secondo cui avrebbe lui stesso indirizzato la nave in questa fase. “Il capitano della Concordia non avrebbe mai potuto virare verso la costa – spiega Dreessen – e verso il porto”.

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