Bufera sulla Lega: indagato Belsito. “Fondi per pagare i conti di Bossi”

di Antonio Taglialatela

Bossi e BelsitoMILANO. La Lega Nord nel mirino di tre procure, quelle di Milano, Napoli e Reggio Calabria, nell’ambito di un’inchiesta sui finanziamenti pubblici che il partito percepisce come rimborsi elettorali.

Indagato il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, con le accuse di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, insieme ad altre persone che avrebbero gestito operazioni finanziarie della Lega in Tanzania e a Cipro. Il rendiconto delle spese, presentato dal partito ai revisori del Parlamento sarebbe stato viziato da falsità o omissioni. Secondo alcune indiscrezioni provenienti da ambienti giudiziari,Belsito avrebbe avuto comportamenti illeciti anche quando era sottosegretario alla semplificazione nel governo Berlusconi. Tra l’altro, l’esponente del partito di Bossi era da tempo al centro di polemiche una serie di vicende, dal diploma taroccato a Napoli alle lauree fantasma, dal giro di assegni all’investimento in Tanzania.

“I CONTI DI BOSSI”. In ballo anche il leader del partito Umberto Bossi: Belsito, a quanto si legge nel decreto di perquisizione eseguito dai finanzieri del nucleo tributario di Milano, avrebbe distratto soldi pubblici “per sostenere i costi della famiglia Bossi”. Si legge “di esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati”.

ALTRI INDAGATI. All’attenzione degli inquirenti anche i nomi di Paolo Scala e Stefano Bonet, per l’ipotesi di truffa aggravata, con riferimento alle erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito d’imposta a favore della società “Siram Spa” di Milano, che fa capo al gruppo francese Dalkia, e che opera nel ramo delle energie rinnovabili e dei servizi ambientali.

‘NDRANGHETA. E spunta anche l’ombra della ‘Ndrangheta. Belsito è indagato anche per riciclaggio nell’ambito del filone reggino dell’inchiesta: sarebbe stato, secondo l’accusa, legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello. Per quanto riguarda la procura di Napoli, sono cinque i destinatari dei decreti di perquisizione, tutti indagati per l’ipotesi di reato di riciclaggio, ovvero Belsito, Bonet e due imprenditori, in questo caso su operazioni economiche di Bonet. L’inchiesta napoletana è nata dal coinvolgimento di Lavitola e Tarantini.

PERQUISIZIONI. Nella mattinata di martedì gli inquirenti (il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, con i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini; i pm Henry John Woodcock di Napoli e Piscitelli; e il pm Lombardo di Reggio Calabria) hanno disposto una perquisizione, eseguita dai militari della Guardia di finanza e dai carabinieri, negli uffici di Belsito in via Bellerio, sede della Lega Nord, per acquisire documentazioni.

MARONI: “ORA FARE PULIZIA”. Sul caso interviene l’ex ministro degli Interni Roberto Maroni, uno dei massimi esponenti della Lega, che accusa: “Le dimissioni di Belsito erano già state chieste. Chi doveva decidere non lo ha fatto”. “Abbiamo anche chiesto in consiglio federale – ha aggiunto l’ex titolare del Viminale – che si portassero i conti e che Belsito facesse chiarezza e un passo indietro ma purtroppo la richiesta non è stata ascoltata e si è arrivati alla situazione di oggi…”. In corsa per la leadership del partito, Maroni è chiaro: “E’ il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia”.

SALVINI: “ACCANIMENTO SULLA LEGA”. Pur essendo d’accordo che “chi sbaglia deve pagare”, l’eurodeputato leghista Matteo Salvini ritiene però che “la Lega è un bersaglio”, che ci sia “un accanimento” poiché il Carroccio è “l’unico partito di opposizione” al governo Monti. Per Salvini non è un caso “che nel giorno del deposito delle liste ci siano venti finanzieri di primo mattino nella sede di un partito che pubblica i bilanci sui giornali…”.

CHI E’ BELSITO. Nato a Genova il 4 febbraio del 1971, Belsito non ha mai ricoperto incarichi elettivi, anche se è stato sottosegretario di Roberto Calderoli alla Semplificazione normativa, dal 2010 fino alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, a novembre. Muove i primi passi in politica come autista e portaborse dell’ex ministro della Giustizia, Alfredo Biondi. Poi, tramite l’ex tesoriere ligure, Maurizio Balocchi, Belsito diventa militante della Lega Nord nel 2002. Con la malattia e la morte di Balocchi, eredita i suoi incarichi nel partito e al governo (prima diventa tesoriere, poi, nel 2010, sottosegretario). Due anni fa è anche nominato vice presidente del Consiglio di amministrazione di Fincantieri. Chiacchierato per le lauree prese all’estero e per la Porsche Cayenne parcheggiata nei posti auto riservati alla Questura di Genova, come tesoriere finisce nel mirino di alcune inchieste giornalistiche del “Secolo XIX” proprio sulla gestione dei rimborsi elettorali del movimento. Secondo il quotidiano genovese i soldi della Lega sarebbero finiti in fondi in Tanzania e a Cipro, oltre a investimenti in corone norvegesi. Si attira così le ire della base – che dai microfoni di Radio Padania e dalla manifestazione in piazza Duomo, il 22 gennaio, sfila con striscioni del tipo “La Tanzania non è un Bel Sito” – e le critiche di alcuni esponenti di spicco del partito, soprattutto tra i “maroniani”.

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