Algerini espulsi e “imbavagliati” con scotch: la condanna della Cancellieri

di Redazione

l'algerino ROMA. E’ polemica sul caso dei due algerini rimpatriati su un volo Alitalia Roma-Tunisi, partito martedì dall’aeroporto di Fiumincino, ai quali è stata tappata la bocca con del nastro adesivo.

La Procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo sulla vicenda, venuta a galla dopo che il regista Francesco Sperandeo ha scattato una foto col cellulare a bordo dell’aereo, pubblicandola poi su Facebook. Il procedimento, avviato dal procuratore di Civitavecchia Gianfranco Amendola (Fiumicino rientra nel territorio di competenza di Civitavecchia), è stato rubricato come “atti relativi”, ossia senza indagati e ipotesi di reato. Delle indagini si occuperanno i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci a Roma.

Intanto, nell’informativa alla Camera, il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha ritenuto che utilizzare “misure coercitive” come lo scotch sulla bocca nei rimpatri è un comportamento “estemporaneo” e, soprattutto, “offensivo della dignità della persona”.

Cancellieri ha precisato, però, il perché i rimpatriati erano stati imbavagliati e legati: “Ai polsi – ha spiegato – dei due cittadini algerini sono state applicate fascette in velcro, materiale di cui è dotato il personale che effettua i servizi di rimpatrio a bordo di aeromobili”. Inoltre, “per prevenire il tentativo di sputare sangue fuoriuscito dalle labbra che avevano cominciato a mordersi, pratica autolesionistica cui spesso fanno ricorso gli stranieri per ostacolare l’operazione di espulsione, gli agenti ritenevano di utilizzare delle mascherine sanitarie”.

Per la titolare del Viminale l’uso di mascherine “non contravvenga alle disposizioni anche europee cui si rifanno le direttive nazionali nell’uso di mezzi di contenimento nel corso di provvedimenti di respingimento”. La normativa, infatti, “ammette misure coercitive a condizione che siano giustificate dal rifiuto dell’allontanamento e siano proporzionate e non eccedano un uso ragionevole della forza, non ledano la dignità o l’integrità fisica del rimpatriando e non compromettano la facoltà di respirare normalmente”.

“Ciò che è apparso invece del tutto estemporaneo, – rimarca Cancellieri – è l’impiego di nastro adesivo, utilizzato dal personale di polizia nel tentativo di fissare le mascherine ed evitare che i due cittadini algerini, come più volte avevano provato a fare, potessero in qualunque modo rimuoverle”.

“Tuttavia, – chiarisce il ministro – l’impiego del nastro adesivo sia pure accompagnato da rudimentali accorgimenti per assicurare la respirazione e dettato dalla comprensibile concitazione del momento, non appare corrispondere a nessuna delle misure coercitive previste e nei fatti si traduce in un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo della dignità della persona”.

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