Renato Natale: “La camorra si riorganizzerà, ma noi non molliamo”

di Redazione

Renato Franco NataleCASAL DI PRINCIPE. “La decisione del governo mortifica la voglia di cambiamento dei cittadini di Casale che vedevano nelle elezioni del 6-7 maggio, una possibilità di riscatto dopo gli arresti di questi mesi”.

Le parole del dottor Renato Franco Natale, grande favorito nella corsa alla carica di primo cittadino, lasciano trapelare un grande amarezza a seguito della decisione del Consiglio dei Ministri circa il commissariamento del Comune per almeno 18 mesi. Il governo, nella mattinata di venerdì 6 aprile, ha deliberato infatti lo scioglimento di cinque amministrazioni comunali. Oltre a Casal di Principe, il provvedimento riguarda Casapesenna e Castel Volturno, nel casertano, Bogaladi (Reggio Calabria) e Mileto (Vibo Valentia). In tutti i casi la decisione ha fatto seguito all’accertamento di forme di condizionamento della criminalità organizzata.

Sebbene la notizia non sia inaspettata, visto il lavoro svolto in precedenza dalle commissioni d’accesso nominate dal Ministero dell’Interno, è la tempistica che lascia perplessi. “La decisione del Consiglio dei Ministri, presa solo tre giorni dopo la presentazione delle liste, ha comportato la perdita di risorse e di tempo da parte di tutti i cittadini che si sono impegnati per il sostegno del movimento e per i partiti che hanno fatto un passo indietro per non disperdere voti utili”, commenta Renato Natale, che sottolinea: “Abbiamo profuso un grande sforzo per dar vita ad un programma elettorale che, anche se a grandi linee, è una somma delle diverse istanze dei casalesi onesti, di chi ha voglia di rompere con il passato”.

Il passato di Casal di Principe è tutt’altro che lusinghiero. La città di don Diana, ma anche di Sandokan, vanta il triste primato di essere stata sciolta per la terza volta per infiltrazioni mafiose. Casale come Casapesenna (dall’arresto del sindaco Fortunato Zagaria, poi scarcerato) era già sotto l’autorità del commissario prefettizio, dopo gli arresti eccellenti determinati dall’inchiesta “Il principe e la scheda ballerina” e il conseguente sfaldamento del Consiglio comunale. Dal 1991, quando l’allora ministro del’Interno Scotti firmò lo scioglimento per mafia dopo il blitz delle forze dell’ordine il 13 dicembre del 1990 che portò all’arresto, tra gli altri, di Schiavone e Bidognetti, nessuna giunta è durata più di due anni. Nessun sindaco è riuscito a dare stabilità istituzionale e soprattutto ad affrancarsi dal giogo criminale. Lo stesso Natale ne è consapevole. Anche lui, primo cittadino nel periodo dell’assassinio di don Diana (1993-94), fu costretto a lasciare quando qualcuno fece in modo di fargli mancare il numero legale in Consiglio, scongiurando “il pericolo Natale”.

A distanza di 19 anni, il presidente dell’associazione “Jerry Masslo” aveva riprovato a cambiare la storia della sua terra. Appoggiato da due liste, per la cui composizione si era avvalso dell’“aiuto” della Prefettura di Caserta e della Procura di Napoli, era in competizione con gli altri due candidati sindaco Enrico Maria Natale e Rosa Pagliaro.

“In attesa delle motivazioni alla delibera governativa, e nell’eventualità di un’azione giuridica, – ha concluso Natale – la posticipazione delle elezioni a due anni non determina certo la fine del nostro impegno. L’associazione civica partita dal basso, che si è volontariamente riunita attorno al mio nome, già dalla prima domenica dopo Pasqua darà vita ad una manifestazione pubblica per diffondere i nostri programmi e portare a conoscenza dei casalesi le nostre iniziative. La nuova sfida è quella di tenere compatto e propositivo il nostro movimento, consci, però, che in 18 mesi la camorra si riorganizzerà”.

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