Lettera indirizzata a Zagaria: un piano per “punire” i magistrati?

di Redazione

Michele ZagariaCASAL DI PRINCIPE. “Noi non dimentichiamo mai chi ci ha fatto del bene e chi ci ha fatto del male e la giustizia non ha tempo lungo”.

Questa è solo una delle sibilline ma, allo stesso tempo, agghiaccianti frasi, estrapolate dalla lettera, ancora al vaglia dell’Antimafia, che un ipotetico cugino ha inviato all’ex primula rossa dei Casalesi Michele Zagaria. La corrispondenza, in ragione dei limiti riconosciuti in regime di carcere duro (41bis), è stata intercettata dalla polizia penitenziaria del carcere di Novara dove l’ex superlatitante è a detenuto.

Il contenuto della missiva, anche se attraverso un linguaggio cifrato, per gli inquirenti prospetta inquietanti scenari per pm e giudici che in questi anni hanno lavorato alla decimazione del gruppo mafioso del casertano. Questo ed altri segnali di pericolo sono stati da subito recepiti da parte della Procura di Napoli, che ha invocato misure di protezione più efficaci per i togati maggiormente esposti.

Da una lettura testuale, il documento appare privo di senso logico in molte sue parti, ma già dalle prime analisi da parte degli esperti è emerso la volontà di calmierare, di dare al “Caro Zio… qualche piccola soddisfazione che può aiutarti ad affrontare questo momento d’ingiustizia che ti opprime”. Nel seguito si parla di “amici che partono per le vacanze…. ed hanno riempito la macchina di frutta fresca”.

Inoltre, un intero periodo è dedicato alla rappresentazione della “norma”, che “zio Nicola ha molto apprezzato e preso nota di tutto quanto ha sentito … Sarà sempre con noi fino al giudizio finale del pubblico per chi ama la nostra terra e vuole riscattarla”.

Oltre ai contenuti della lettera diversi segnali stanno facendo pensare agli investigatori ad una rapida riorganizzazione della mafia post Zagaria, tanto da dare un manifestazione di forza attraverso un attentato ai più noti membri dell’Antimafia. Non va dimenticato che pochi giorni fa, durante il vertice dei cinque prefetti campani tenutosi a Caserta, si era già discusso dell’intensificazione della scorta a protezione di tre togati del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Tale misura è solitamente praticata solo durante i processi per mafia o a seguito di rilevanti segnalazioni degli inquirenti.

Appare chiaro che coloro i quali, a seguito dell’arresto dell’indiscusso boss a Casapesenna, avevano paventato uno sfaldamento dell’organizzazione criminale sono stati presto smentiti. La mafia, che pervade questi territori da decenni, è tutt’altro che in estinzione. In Terra di Lavoro si rigenera a ritmi impressionanti.

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