Oliva: “Chi rompe paga, ma ad Aversa il vecchio detto non vale”

di Antonio Arduino

Giuseppe OlivaAVERSA. Legalità e trasparenza sono due punti fondamentali del programma elettorale della lista “Futuro per Aversa” che sostiene la candidatura a sindaco di Salvatore (Salvino) Cella.

E’ quanto sottolineato dal candidato Giuseppe Oliva nel corso nel corso di un incontro elettorale tenuto con la cittadinanza. “Chi rompe paga dice un noto proverbio che, però, ad Aversa non vale”, ha esordito il candidato del centrosinistra, proponendo, ad esempio, quella che ha definito “l’ultima anomalia” in fatto di spesa messa in atto sul filo di lana del voto dalla giunta municipale.

“Ad Aversa succede – ha affermato Oliva – che l’ente autorizzato alla rimozione degli autoveicoli lasciati in sosta vietata rompe nell’effettuare il prelievo di un’automobile, ma a pagare potrebbe essere l’ente stesso”. Documenti alla mano, l’aspirante consigliere ha evidenziato la presunta anomalia presentata dalla delibera di giunta municipale 229 del 26 aprile 2012. “Con quella delibera – ha sottolineato l’esponente del centrosinistra – il Comune ha deciso di avvalersi della consulenza di un legale esterno, spendendo la somma di 1500 euro, per costituirsi in un giudizio avviato da un cittadino che ha citato il Comune per i danni che sarebbero stati arrecati all’automobile dell’assistito dall’intervento di rimozione messo in atto dalla società che gestisce questo tipo di servizio”.

“Considerando che questa società per l’attività di rimozione veicoli deve essere dotata di tutte le autorizzazioni del caso, viene logico chiedere – ha spiegato Oliva – perché l’Ente deve difendersi, e poi da chi o da cosa? L’amministrazione non ha nessuna responsabilità dei danni prodotti e avrebbe dovuto semplicemente comunicare al ricorrente l’estraneità ai fatti, invitandolo a rivalersi sulla società che gli ha provocato il danno”.

“La delibera approvata non sarebbe mai dovuta arrivare in giunta e la sua presenza ed approvazione dimostra – ha concluso – il modo a dir poco approssimativo con il quale l’amministrazione ha lavorato in questi anni, spendendo denaro pubblico anche quando è apparso evidente che non ne esiste ragione”.

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