Rossella Urru non è libera: smentito il rilascio

di Antonio Taglialatela

Rossella Urru

ROMA. Non sono liberi Rossella Urru, la 29enne cooperante sarda rapita tra il 22 e il 23 ottobre nel sud dell’Algeria, e il gendarme mauritano Ely Ould Moctar.

Lo affermano “Sahara Media” e “Ani”, le due testate mauritane che avevano annunciato sabato scorso la liberazione della cooperante italiana e del poliziotto. Lunedì, riferiscono le stesse fonti, la madre del gendarme avrebbe ricevuto una telefonata nella quale si confermava che l’agente si trova ancora nelle mani dei sequestratori. Moctar avrebbe “telefonato alla madre, informandola di essere ancora nelle mani dei sequestratori”, in un’area imprecisata del Maghreb, scrive Sahara Media nel sito in arabo.

Il “Movimento Unicità” e Jihad nell’Africa dell’Ovest, una costola di al Qaida per il Maghreb islamico, avrebbe poi diffuso un comunicato in cui esprimerebbe “rammarico” per la diffusione della notizia della sua avvenuta liberazione, e inviterebbe i mauritani a fare pressioni “sul regime del presidente Aziz” per salvare la vita del gendarme “prima che sia troppo tardi”.

Il sito dell’Ani, invece, citando una fonte anonima nel nord del Mali, smentisce la liberazione del gendarme, “falsa”, afferma che i “negoziati per la liberazione di Moctar, Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli sono ancora in corso”, e che vi partecipano “elementi collegati all’Aqmi e al Movimento Jihad”.

Le due organizzazioni terroriste avrebbero “raggiunto un accordo per uno scambio tra i tre occidentali e il gendarme” con il prigioniero salafita Abderrahmane Ould Meddou (o Abderrahamane Ould Meydda al Azawadi, secondo altre fonti), arrestato per il suo coinvolgimento nel sequestro di altri occidentali, tra cui la coppia di italiani Sergio Cicala e Philomene Kabouree nel 2009.

La notizia di uno scambio con Meddou era stata smentita dagli stessi organi della stampa mauritana. D’altro canto, scrive ancora l’Ani, “fonti concordanti hanno detto che il governo italiano si è detto disponibile a pagare un riscatto per la liberazione della Urru”.

Il padre Graziano e la mamma Marisa non si sono mai fatti molte illusioni: troppo contraddittorie le notizie sul presunto rilascio – l’ostaggio veniva dato in viaggio nel deserto accompagnato da un misterioso mediatore – e soprattutto nessuna conferma dalle autorità italiane. Unico punto di riferimento certo, per i genitori, sono sempre stati e ancora restano i funzionari del ministero degli Esteri con i quali sono in stretto contatto.

Rossella Urru lavorava in Algeria da due anni, a Tindouf, coordinando un progetto finanziato dalla Comunità Europea nel campo profughi Saharawi di Rabouni, e occupandosi dei rifornimenti alimentari e della loro distribuzione, con particolare attenzione alle necessità di donne e bambini. In questi mesi è cresciuta la preoccupazione per la cooperante e si sono intensificati gli appelli per la sua liberazione, come quello di Geppi Cucciari dal palco dell’ultimo festival di Sanremo, e di Fiorello su Twitter.

Ci sono anche altri tre italiani nelle mani dei gruppi armati in diverse parti dell’Africa. Prima della Urru, nel sud dell’Algeria Maria Sandra Mariani, 53enne di Firenze, è stata sequestrata il 2 febbraio dello scorso anno mentre partecipava a un viaggio nel Sahara algerino. “Sono nelle mani di Al-Qaeda”, ha detto in un messaggio diffuso dalla tv al-Arabiya. Lo scorso 12 maggio è stato rapito in Nigeria, insieme a un collega britannico, l’ingegnere di 47 anni Franco Lamolinara.Si sono perse le tracce anche di Bruno Pellizzari, skipper rapito dai pirati somali il 10 ottobre 2010 con la compagna sudafricana Deborah Calitz, mentre lavorava su uno yacht a largo della costa della Tanzania.

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