Palermo, il Pd si spacca: l’outsider Ferrandelli sconfigge la Borsellino

di Redazione

Fabrizio FerrandelliRita BorsellinoPALERMO. Possibile ma difficilmente preventivabile. Fabrizio Ferrandelli nelle primarie indette dal centrosinistra per stabilire chi sarà il candidato a sindaco di Palermo, ha battuto la candidata riconosciuta dai vertici della coalizione, Rita Borsellino.

La sorella dell’eroico giudice, già europarlamentare, è stata sconfitta in una battaglia politica che sembrava imperdibile, per circa 150 voti. L’afflusso alle urne, precedute da una campagna elettorale non priva di tensioni, è stato al di là delle previsioni , circa 30mila i votanti nei 31 gazebo sparsi per la città. Il vincitore ha conseguito 9943 preferenze, mentre per Davide Faraone, molto vicino politicamente al sindaco di Firenze, Renzi, 8000 voti. Alla luce dello scarto minimo i quasi 1700 di Antonella Monastra, epigona della grande sconfitta in sede di consiglio comunale, sono risultati decisivi per decretare chi sfiderà il rappresentante del centro-destra nelle amministrative del 5 e 6 maggio.

La vittoria di Ferrandelli, classe 1980, consigliere comunale eletto nel 2007, per alcuni ha testimoniato la prevalenza della politica locale rispetto al centralismo. Ferrandelli , laureato in lettere e dipendente di banca, è entrato in consiglio comunale a soli 27 anni sotto la bandiera dell’Idv, schieramento da cui si era distaccato, e che in queste elezioni aveva appoggiato, con Sel, Fds, Verdi e Pd, la sua concorrente.

A favore della stessa europarlamentare, si erano spesi in prima persona vari leader nazionali, ma anche De Magistris e Pisapia in lei avevano riconosciuto quel vento di rinnovamento che già aveva colpito Napoli e Torino. Il giovane candidato sindaco ha invece optato per una campagna elettorale fortemente locale. La sua maggiore fonte di consenso sono state le periferie cittadine dove ha concentrato i suoi sforzi. Ha potuto godere inoltre, dell’appoggio di una serie di movimenti civici ed uno spaccato del Pd siciliano che fa capo al senatore Lumia e al parlamentare Papania. La vittoria dell’area locale Pd, contro una candidata per la quale lo stesso segretario nazionale si era esposto in prima persona, ha creato non pochi imbarazzi nel partito. Da non sottovalutare nell’economia della vittoria del giovane bancario, il peso di una sua possibile alleanza con il Terzo Polo, il cui interlocutore privilegiato sarebbe il governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo.

a contrarietà ad un accordo con le forze politiche moderate, sbandierato dalla Borsellino, rispecchiava, almeno nell’isola, la volontà del centrosinistra di rendersi autonomo rispetto a forze politiche esterne alla coalizione. Mentre l’onorevole Sergio D’Antoni, dopo aver espresso soddisfazione per il numero di votanti (10mila in più rispetto alla scorsa consultazione interna), aveva richiamato il centrosinistra all’unità, la segreteria della Borsellino, ha chiesto la valutazione di almeno 100 schede dubbie.

Dopo le denunce d’irregolarità effettuate a posteriori ,e visto l’esiguità del distacco, conta di poter sovvertire l’esito dello spoglio. Quello che è certo che la Sicilia è stata spesso un microcosmo politico che ha poi rispecchiato l’andamento del voto a livello nazionale, anche per questo sembra che Bersani stia pensando ad un’epurazione in seno ai direttivi regionali. La prima testa a cadere dovrebbe essere quella del segretario regionale Lupo. Dopo Genova, Palermo. Chissà se un rimpasto nei quadri sia sufficiente per fermare l’emorragia di consensi in casa Pd.

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