Monti e la fiducia per la riforma. Tensione dai sindacati

di Emma Zampella

Mario MontiROMA. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, fa sapere di essere fiducioso riguardo l’approvazione della riforma del lavoro da parte del Parlamento: “Una parte della riforma è accettata da tutti, ma ci sono anche altre parti della riforma, che noi riteniamo strettamente complementari al pacchetto per fare in modo che sia una buona riforma, che rappresentano una medicina più amara da ingoiare”.

Da Tokyo il professor Monti ha sottolineato la necessità di questa riforma, necessità tangibile anche tra i lavoratori: Ho l’impressione che la maggioranza degli italiani percepiscano questa riforma del lavoro come un passo necessario nell’interesse dei lavoratori”. E fa notare che “nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro questo governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi, i partiti no anche perché noi siamo una breve eccezione”. Sulla questione della riforma del lavoro non si fa attendere il pressing dell’Unione europea.

“L’Italia dovrebbe varare la riforma del lavoro rivedendo alcuni aspetti della legge sulla protezione dell’impiego e il suo frammentato sistema di sussidi alla disoccupazione” e il testo approvato dal governo “ha l’ambizione di affrontare le rigidità della protezione del lavoro”, si legge in una nota diffusa dalla Commissione. Il premier ha quindi aggiunto: “Abbiamo il dovere di tenere un equilibrio, in modo che l’intero pacchetto della riforma sia davvero positivo per l’occupazione e la crescita. Le imprese hanno paura di assumere perché è molto difficile licenziare, anche per ragioni economiche”. Il presidente del Consiglio, che continua a difendere la riforma, ha quindi negato che il ddl “alteri la distribuzione delle entrate, togliendole ai lavoratori per darle alle imprese. E’ una riforma che certamente provoca alcuni risentimenti e discussioni anche aspre in questo momento nel paese, ma gli italiani la reputano necessaria. Non è una riforma per togliere ai lavoratori, ma per dare: soprattutto ai giovani, ai precari, a chi non ha lavoro. La percezione degli italiani è che alla fine promuoverà l’interesse dei lavoratori, sia attuali che futuri”.

Monti ha detto inoltre di “sperare che il Parlamento concluda l’esame del testo prima dell’estate”. E come ci si aspettava, le reazioni da parte della leader della Cgil, Susanna Camusso, non sono tardate: Le tensioni sociali sono già evidenti. Il Paese è attraversato da scioperi e mobilitazioni: dimostrano – aggiunge – quanto non sia disponibile ad avere una riforma che permette licenziamenti facili, discriminatori, delle persone più deboli. Abbiamo deciso comunemente con Cisl e e Uil, di anticipare al 13 aprile la manifestazione di tutti i lavoratori – spiega ancora la Camusso – per tutti quei soggetti che pagano un prezzo altissimo di una riforma che è stata fatta senza considerare la realtà”. Al netto della manifestazione unitaria si apre un altro fronte che vede protagonista la Cgil che lancia l’allarme dopo l’approvazione del testo varato mercoledì dalla Commissione Europea. “Si tratta di una decisione che con il pretesto di tutelare i diritti dei cittadini prefigura un’inaccettabile e indebita ingerenza nel contrasto di interessi che vive nella normale dialettica tra lavoro e impresa”.

Lo sostiene Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, a proposito del testo varato dalla Commissione Europea e che ora sarà sottoposto alla discussione del Parlamento di Strasburgo. “La ragione alla base della scelta del sindacato confederale italiano di adottare codici di autoregolamentazione nell’esercizio dello sciopero nei servizi pubblici – spiega Solari – riguarda la doverosa tutela dei diritti costituzionali dei cittadini da contemperare con l’altrettanto doverosa tutela del diritto di sciopero per tutti i lavoratori. La successiva legge 146 del 1990 e le modifiche introdotte nel 2000, pur mantenendo margini di criticità soprattutto riguardo l’eccesso di vincoli burocratici a cui è sottoposta la possibilità di effettuare azioni di lotta, non ha mai superato questi limiti”.

Intanto i metalmeccanici della Uilm hanno proclamato a livello nazionale 4 ore di sciopero generale di tutta la categoria contro la riforma del mercato del lavoro. “Con il governo proprio non va e contiamo su un’azione del Parlamento” ha spiegato il sindacato. “Ci aspettiamo dal governo delle risposte – ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – sulla modifica dell’articolo 18 per la parte relativa ai licenziamenti economici, sulla risoluzione del problema sospeso dei lavoratori esodati, la decontribuzione degli aumenti contrattuali e dei premi di produzione e l’insostenibile pressione fiscale”.

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