Lavoro, la Cgil verso lo sciopero generale

di Redazione

Susanna CamussoROMA. Ultimi dettagli nella riforma del mercato del lavoro, in attesa della chiusura che potrebbe arrivare venerdì, anche se l’accordo raggiunto martedì è di massima e la Cgil ha detto no alla riforma dell’articolo 18, proponendo un pacchetto di 16 ore di sciopero.

E mentre la Ue promuove le mosse del governo, il leader della Fiom, Maurizio Landini parla di “follia” che cancella l’articolo 18, annunciando che la riforma sarà contrastata con ogni forma di protesta democratica. Parla invece del raggiungimento di una mediazione ragionevole il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. E mentre Ichino sostiene che la riforma ci avvicina all’Europa, l’Idv si dichiara pronta a un “Vietnam parlamentare”.

La Ue sostiene la riforma del lavoro italiana: “Ha intenzione di dinamizzare il mercato del lavoro, corrisponde al nostro obiettivo di creare un mercato più dinamico e la sua direzione è degna di sostegno” ha detto oggi il commissario Ue all’Occupazione Lazlo Andor, precisando come la riforma abbia una ambizione notevole. “Superare la segmentazione del mercato del lavoro in Italia è la stessa sfida che abbiamo anche noi in Ue”, ha detto Andor, spiegando come di recente abbia avuto modo di parlare a lungo della riforma del governo italiano con il ministro Elsa Fornero. Per Andor, il governo ha dimostrato ambizione e ha anche “investito tempo extra nel dialogo con le parti sociali”.

Un pacchetto di 16 ore di sciopero, di cui 8 per uno sciopero generale con manifestazioni territoriali e 8 per assemblee. E’ questa la proposta della segreteria della Cgil al direttivo del sindacato, riunito stamattina, contro la riforma del mercato del lavoro e le modifiche all’articolo 18.

Il governo, intanto, va avanti, anche senza il consenso della Cgil. Dopo giorni di trattative serrate, la proposta che ieri il premier Mario Monti e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, hanno messo sul tavolo, nel vertice a Palazzo Chigi, prevede una consistente manutenzione dell’articolo 18. Sull’articolo 18 il governo propone di lasciare il reintegro per i soli licenziamenti discriminatori mentre per i disciplinari ci sarà l’indennizzo o il reintegro; per gli economici solo l’indennizzo. Il reintegro nel posto di lavoro sarà possibile nei casi di licenziamento disciplinare considerato illegittimo dal giudice “nei casi gravi”. L’indennità sarà da un minimo di 15 mesi a un massimo di 27 mesi tenendo conto dell’anzianità. “Né oggi né giovedì verrà firmato un accordo” ha detto ieri Monti, riferendosi al nuovo incontro in calendario il 22, ribadendo che con le parti c’è stata “una consultazione”, che “l’interlocutore principale è il Parlamento” e che “nessuno ha potere di veto. La Cgil ha espresso il proprio dissenso sull’articolo 18, tutti gli altri hanno espresso il loro consenso, quindi su questo per quanto riguarda il governo la questione è chiusa” e questo vuol dire che la proposta legislativa nel prossimo incontro fra il ministro Fornero e le parti sociali “non è più sottoposta a esame o analisi”.

“Mi sembrava che Susanna Camusso volesse trovare una soluzione insieme a Cisl e Uil fino all’altro ieri, poi non capisco cosa sia successo” ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale sull’articolo 18 si è trovato un “compromesso onorevole”. “La Cgil farà tutto ciò che serve per contrastare la riforma del mercato del lavoro. Farà le mobilitazioni necessarie, non sarà una cosa di breve periodo” ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, spiegando che con le modifiche all’articolo 18 proposte dal governo si avvierà un periodo di tensioni sociali. “Penso – ha detto – che il movimento sindacale non abbia altri strumenti che la trattativa, le proposte e la mobilitazione per sostenerle. E ora siamo nella stagione in cui dobbiamo decidere la mobilitazione. Fermo restando che bisognerà sostenere chi in Parlamento proverà a modificare questa riforma del lavoro, facendo sentire che c’è un Paese che la vuole cambiare”.

“E’ chiaro che su quel che c’è di buono nell’impostazione del governo – dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – e su quel che c’è da migliorare e da correggere, a questo punto dovrà pronunciarsi seriamente il Parlamento”. “Non so se si può parlare di accordo”. “Non parlo di lavoro e articolo 18 – ha detto Bersani – perché lo farò stasera a “Porta a Porta”. In ogni caso non so se di accordo si può parlare”. “La riforma del mercato del lavoro è un atto coraggioso – sostiene il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini – La si può migliorare in Parlamento, ma non può essere né annacquata né svilita in alcun modo”. Parlando della trattativa, Casini sottolinea che “è inevitabile andare avanti, anche se spiace che la Cgil abbia abbandonato il tavolo. Il presidente del Consiglio ha fatto bene ad andare avanti, ha dimostrato coraggio e può contare su una solida maggioranza in Parlamento. In ogni caso auspico che si sappia distinguere tra la legittima protesta e un clima di violenza che non può trovare alcuno spazio”. “Diciamo al presidente del Consiglio che l’Italia dei Valori non starà a guardare – dice il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando – e che farà tutto quanto è in suo potere per evitare questo scempio dei diritti. Siamo pronti a un Vietnam parlamentare e a scendere in piazza con i lavoratori e i disoccupati”.

“Una follia che cancella l’articolo 18” sostiene il leader della Fiom, Maurizio Landini, secondo cui la riforma sul lavoro “non riduce la precarietà, non estende gli ammortizzatori, ma rende solo più facili i licenziamenti. La contrasteremo con ogni mezzo, con ogni forma di protesta democratica, nelle fabbriche e nel Paese. Non è da escludere alcuna iniziativa”. Landini sottolinea la “gravità del provvedimento” a partire dall’articolo 18: “Si dà la libertà alle imprese di licenziare senza giusta causa, con un po’ di soldi il padrone caccia il lavoratore fuori dalle fabbriche. Così si violano i principi costituzionali. Ma anche il resto di riforma ha ben poco e non crea un posto di lavoro che sia uno. Chiediamo ai partiti di cambiare la riforma”.

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