Gheddafi, sequestrati beni in Italia per oltre 1 miliardo di euro

di Redazione

Muammar GheddafiROMA. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni in Italia per un valore di oltre 1,1 miliardi riconducibili all’ex rais libico Muammar Gheddafi, al figlio Saif Al Islam e all’ex capo dei servizi segreti Abdallah Al Senussi.

Si tratta dell’1,256% di Unicredit, pari ad un valore di 611 milioni, il 2% di Finmeccanica e l’1,5% della Juventus. L’ex Rais deteneva anche lo 0,58% di Eni, pari a 410 milioni, e lo 0,33% di alcune società del gruppo Fiat, come Fiat Spa e Fiat Industrial, pure sequestrate. Il pacchetto di quote è detenuto da due fondi sovrani libici: il Lia (Libyan investment Authority) e il Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company), propaggini della banca centrale libica, riconducibili a Gheddafi. Oltre a Unicredit ed Eni, i fondi detengono il 2% di Finmeccanica (che ‘vale’ 40 milioni), l’1,5 della Juve (16 milioni), lo 0,33% di Fiat Spa e Fiat Industrial (rispettivamente 19 e 34 milioni). Sequestrate, infine, anche azioni privilegiate per 622mila e 883mila euro di Fiat Auto e Fiat Industrial.

Il sequestro è stato disposto dalla Corte d’Appello di Roma su rogatoria della Corte di Giustizia dell’Aia che, oltre al mandato di cattura internazionale per il leader libico e gli altri due soggetti, aveva emesso una richiesta di individuazione dei beni a loro riconducibili.I beni sequestrati erano già stati congelati in seguito a 2 risoluzioni dell’Onu (febbraio-marzo 2011) e al regolamento dell’Ue che dava attuazione ai provvedimenti delle Nazioni Unite.

Per ricostruire i beni riconducibili a Gheddafi, i finanzieri hanno svolto accertamenti tramite le proprie banche dati ma anche attraverso il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia. Una volta conclusi gli accertamenti, il consigliere della Corte d’Appello, Domenicomassimo Miceli, ha firmato il provvedimento di sequestro. Visto il coinvolgimento di società quotate in borsa, la Consob è stata informata dell’attività in corso.

Sequestrati anche 150 ettari di terreno nell’isola di Pantelleria, due moto, una Harley Davidson e una Yamaha, e un appartamento in via Sardegna a Roma. Diversi anche i conti correnti posti sotto sequestro: il deposito più consistente, 650mila euro in titoli, è quello presso la filiale di Roma della Ubae Bank, una joint venture italo-libica.

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