Luongo: “Pagano si costituisce in giudizio contro se stesso?”

di Redazione

Francesco LuongoCASALUCE. Stando a quanto si legge ultimamente sui giornali, le accuse all’ex sindaco Fedele si basano anche sulla delibera 56 del 5 ottobre 2001.

In quella delibera si derogava ai regolamenti urbanistici per consentire l’insediamento di una attività in zona agricola. Secondo l’accusa, questo sarebbe stato un atto illecito, una delle cause, a suo tempo, dello scioglimento del Consiglio comunale, nonché dei recenti arresti. Non voglio entrare nel merito della questione. Non mi compete. Tuttavia, si tratta di una delibera di Consiglio e, in qualità di consigliere comunale, è mio dovere capire come funzionano queste cose. Ragion per cui sono andato a tirare fuori la suddetta delibera. Ebbene, dandole un’occhiata, non ho potuto fare a meno di constatare, ancora una volta, come i fatti e le carte facciano venir fuori l’ipocrisia delle belle parole e dei propositi da finti benpensanti. I fatti sono questi: a quella seduta non parteciparono i consiglieri di opposizione. Tranne uno. L’unico che aveva anche competenze professionali (è un tecnico) per capire se quell’atto poteva essere legittimo o meno. Il consigliere di opposizione in questione era Nazzaro Pagano, attuale sindaco di Casaluce. Eppure, dall’opposizione fu l’unico voto a favore.

Sia chiaro, non lo accuso di nulla. Ma quello che proprio non capisco è come faccia il sindaco Pagano a voler far costituire il Comune parte civile con tanta nonchalance. Il comune si costituisce parte civile perché ha ricevuto un danno da quegli atti? E lui? Si costituisce contro se stesso? Contro una delibera che egli stesso ha votato favorevolmente dall’opposizione? Se non ci fosse in ballo la credibilità del nostro paese sarebbe una barzelletta. Ma qui c’è poco da ridere. Non so come si concluderà questa vicenda, quali saranno le colpe accertate e se ci saranno colpe accertate. A questo punto mi sembra chiaro però che ci siano due destini che si uniscono: quello di Fedele e quello di Pagano.

Nel malaugurato caso dovesse essere accertato che quella delibera era illecita, a Rany Pagano resterebbero due strade. La prima sarebbe affermare di aver votato a favore, come unico consigliere di opposizione presente, senza sapere cosa votava. Accerterebbe così la sua incapacità ma l’onestà sarebbe salva. La seconda sarebbe dire sapevo bene cosa votavo, perché non sono uno stupido, e quando mi sono costituito parte civile l’ho fatto contro me stesso. L’onestà sarebbe compromessa ma i cittadini non si sentirebbero più presi per i fondelli dalle false ed ipocrite prediche. Se invece, come mi auguro, dovesse venir fuori che nell’approvazione di quella delibera non c’era dolo, il nostro sindaco dovrebbe sentirsi piccolo piccolo per non aver avuto gli attributi ed il coraggio di dire subito ai propri cittadini: quella delibera l’ho votata anch’io e lo rifarei in quanto certo della sua legittimità.

Ma questa è una questione di stile, è una questione di carattere. Qui c’è la distinzione tra chi crede in ciò che fa ed è pronto a lottare per difendere le proprie idee e chi quelle idee le cambia secondo la convenienza del momento, chi quelle idee è pronto a venderle per comprarsi un futuro.

Francesco Luongo, consigliere comunale

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