Camorra, faida di Villa Literno: 8 arresti, coinvolti due agenti penitenziari

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. Otto persone, tra cui due agenti di polizia penitenziaria, sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta.

Cinque dei destinatari dei provvedimenti sono già detenuti: Raffaele Bidognetti, 38 anni, Davide Granato, 37, Salvatore Spenuso, 38, Lorenzo Ventre, 38, e Pasquale Annicelli, 40. Gli altri arrestati sono i due poliziotti penitenziari Agostino Perretta, 46 anni, e Daniele Abis, 50, quest’ultimo sottoposto ai domiciliari, insieme a Mario Aversano, 36 anni. Sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti.

Si tratta, in particolare, di due omicidi, quelli di Michele Misso e Domenico Ucciero, uccisi a Villa Literno rispettivamente il 23 novembre 2003 e il 22 gennaio 2004,nell’ambito della guerra intestina all’interno del clan dei casalesi tra i gruppi Tavoletta-Ucciero e Bidognetti, che si contendevano la supremazia nella gestione delle attività criminose a Villa Literno, nel casertano. Una faida durata ben dieci anni, dal 1997 al 2007, che ha provocato numerose vittime.

Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni di ex protagonisti di quella faida e oggi collaboratori di giustizia (Massimo Iovine, Francesco Diana, Luigi Guida, Enrico Verde ed il figlio di questi, Antonio, tutti organici al gruppo Bidognetti), i quali hanno fatto emergere le dinamiche ed i moventi che determinarono i due omicidi. I due gruppi camorristici in lotta, già scompaginati da numerose operazioni condotte dall’Arma (tra cui la più importante è quella denominata “Liternum”, eseguita il 1 luglio 2008), erano capeggiati rispettivamente da Cesare Tavoletta, 32 anni, che dal 1 marzo 2004 è divenuto collaboratore di giustizia; Luigi Guida, 56 anni, quale reggente del gruppo Bidognetti, e Massimo Iovine, 34 anni, quale capozona a Villa Literno della fazione Bidognetti, e spietato killer, anch’essi divenuti entrambi collaboratori di giustizia.

LE DUE FAZIONI. Il gruppo Tavoletta era appoggiato dal gruppo scissionista staccatosi dai Bidognetti e poteva contare su personaggi di altissimo spessore criminale, quali Salvatore Cantiello, detto “Carusiello”, Luigi Diana detto “’o Manovale” (attualmente collaboratore della giustizia), Vincenzo Cantiello, Nicola Zara, Daniele Corvino ed altri. La compagine contrapposta, capeggiata a Villa Literno da Massimo Iovine, era composta da personaggi di livello criminale altrettanto elevato quali Luigi Grassia, Emilio Di Caterino, Francesco Diana ed altri.

L’OMICIDIO MISSO. Il 23 novembre del 2003 Michele Misso veniva barbaramente assassinato con 21 colpi di pistola, alla presenza della madre, mentre rincasava nella sua abitazione di Villa Literno, da due uomini a bordo di una motocicletta (Massimo Iovine e Francesco Diana) i quali, coadiuvati da altri correi con ruoli di “specchiettista” e “staffetta”, riuscirono a portare a termine il violentissimo agguato. Misso era legato alla fazione Tavoletta-Ucciero. Nello specifico, gli Ucciero si servivano di lui per la consegna dei polli nelle varie macellerie delle zona e all’occorrenza anche per ritirare il pizzo già concordato presso attività commerciali già vittime di estorsione da parte dei bidognettiani, quali la discoteca “Millennium”. Proprio la riscossione della tangente presso questa discoteca, da parte anche di Misso, ha costituito un ulteriore pretesto per determinare i bidognettiani a procedere alla sua eliminazione.

L’OMICIDIO UCCIERO. Il 22 gennaio 2004, sempre a Villa Literno, Domenico Ucciero, fratello dei capi dell’omonimo clan, Vincenzo e Massimo, veniva assassinato da un commando di cinque killer giunti a bordo di due autovetture (Massimo Iovine, Lorenzo Ventre a bordo di un’Alfa 156 station wagon condotta da Davide Granato, e Salvatore Spenuso e Francesco Diana a bordo di un’Opel Corsa) davanti all’abitazione dei propri genitori. La morte di Domenico Ucciero veniva decretata, come quella di Misso, dai vertici dei Bidognetti, in quanto la vittima era legata da vincoli di parentela con i vertici del gruppo contrapposto e compiva estorsioni in zone già sotto il predominio del clan avverso.

I DUE POLIZIOTTI PENITENZIARI. Per quanto riguarda i due agenti di polizia penitenziaria, Abis e Perretta, sono accusati di aver introdotto all’interno della casa circondariale di Carinola (Caserta), dove prestano tuttora servizio, e ceduto ai detenuti Massimo Iovine e Annicelli sostanze stupefacenti, telefoni cellulari, profumi, orologi ed altri prodotti vietati, in cambio di somme di danaro, cassette di pesce, cesti natalizi nonché serate in locali notturni riconducibili a soggetti legati alla medesima organizzazione criminale. Inoltre, gli agenti, oltre a non effettuare le perquisizioni dei detenuti Iovine e Francesco Diana prima dei colloqui con i propri familiari, li avvisavano della presenza di microspie per le intercettazioni ambientali predisposte in occasione dei colloqui con i rispettivi familiari. Sono emerse responsabilità anche nei confronti di un altro agente della polizia penitenziaria, già in servizio presso la casa circondariale di Napoli-Poggioreale e detenuto dal 2009 nell carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, poiché arrestato mentre introduceva nella struttura penitenziaria 200 grammi di hashish e telefoni cellulari da destinare ad appartenenti alla criminalità organizzata. I carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno ricevuto ampia collaborazione da parte del personale del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria nelle fasi di arresto dei due agenti, provvedendo anche a perquisire gli ambienti in uso ai due all’interno del carcere di Carinola.

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