Napoli, assetto urbano rivoluzionario. Romeo propone la suddivisione in insule

di Angela Oliva

Alfredo RomeoNAPOLI. Rivoluzionare positivamente l’assetto di una città come Napoli si può.

E’ questa l’ennesima sfida proposta dall’imprenditore partenopeo Alfredo Romeo il quale ha regalato al Comune di Napoli un progetto di rivalorizzazione urbana che riguarda la zona a ridosso del porto, alle spalle del teatro Mercadante e si dichiara pronto a realizzarlo a sue spese: “Ho scelto l’insula della vecchia dogana non a caso, voglio dare una mano alla città, aiutarla a risollevarsi; ma anche perché qui c’è il mio albergo…sono pur sempre un imprenditore”. Di personalità ne ha da vendere, Romeo e di questo se n’è accorto e come il sindaco Luigi De Magistris che è rimasto impressionato dal progetto realizzato dall’azienda Romeo probabilmente tenendo in considerazione anche l’accordo sui 43 milioni che l’ente di palazzo San Giacomo deve alla Romeo per la gestione degli immobili comunali.

37mila metri quadrati da ridisegnare e dai render del progetto si capisce immediatamente quando esso sia grandioso: il tutto parte da un garage interrato automatico per 90 auto in vico II San Nicola alla Dogana, dove si può lasciare l’auto su una piattaforma, schiacciare un bottone, e ritrovarla sistemata in un loculo libero; per poi passare adisole pedonali in piazza Francese e piazza della Dogana; al rifacimento della pavimentazione e dell’illuminazione; alle insegne graficamente omogenee; e poi essenze arboree, rimozione degli abusi, decoro urbano. Una nuova immagine per Napoli che deve divenire una città al pari quelle europee perché, così come afferma lo stesso Romeo, è l’unica città dove il valore del patrimonio immobiliare nel centro antico è maggiore, rispetto alla media, solo del 10 per cento: “La superficie dell’insula è di oltre 37 mila metri quadrati, e ha, attualmente, un valore commerciale totale di 338 milioni di euro. A lavori conclusi potrebbe arrivare fino a 577 milioni, aumentare cioè del 48 per cento. Quest’area ha grandi potenzialità, se solo se ne avesse cura”.

Ma l’archetipo “romeoiano” non si ferma solo al territorio partenopeo ma ha voglia, e soprattutto tutte le carte in regola, per espatriare all’estero: “Se funziona qui, funziona ovunque. Con o senza di me!”, ha affermato Romeo. Ma aldilà della bellezza e dell’innovazione derivante dal progetto, la rivoluzione sta nella sua gestione ossia l’idea è quella di dividere Napoli in insule, una sorta di grandi condomini urbani, e di amministrarle come un’azienda coni suoi costi ed i suoi ricavi. I costi sono le ristrutturazioni, i parcheggi, le panchine, le aiuole; i ricavi vengono invece dalla rivalutazione del patrimonio. La parte fondamentale, ossia il capitale da investire, proviene dai tributi locali come la Tarsu, l’Imu, i canoni acqua, i proventi delle affissioni, eventuali imposte di scopo: “Le città vivono di trasferimenti statali e di gettito tributario. – spiega Romeo – in tempi in cui i trasferimenti statali sono destinati a ridursi sempre di più, non resta che affidarsi al secondo”. Quello che propone Romeo è, quindi, una sorta di autogestione di ogni insula che vive del suo gettito tributario e lo reinveste e così facendo ne potrà trarre anche una margine di guadagno che potrà destinare al potenziamento di alcuni servizi comuni anche alle altre insule.

 Autogestione? Federalismo? Non si sa bene come definirlo ma sicuramente il progetto Romeo piace e per dirla alla De Magistris “scasserebbe tutto” anche se i nodi da sciogliere ci sarebbero. “So bene che ci sono ragioni sociali primarie e esigenze di equilibrio territoriale, – ha affermato Alfredo Romeo – ma sono pronto a dimostrare che tutte le insule possono avere, nel gioco tra costi e ricavi, la loro marginalità positiva. Perché lì dove non c’è la ricchezza di Chiaia o del Vomero può esserci la quantità dei quartieri popolari. Si pensi alla densità abitativa di un rione come Scampia. Ma poi anche nelle aree più deboli ci sono realtà che possono produrre reddito, come gli spazi per le affissioni o i muri ciechi che potrebbero essere utilizzati per la pubblicità. Basta pensarci. Del resto – continua il patron della Romeo – chi può credere di poter gestire le città, anche negli anni a venire, con gli strumenti del secolo scorso, con rimesse statali sempre più ridotte, con competenze spezzettate tra una dozzina di assessori, con centinaia di funzionari e con ventimila dipendenti? Una simile megastruttura non può reggere a lungo. E presto si arriverà, ne sono certo, a chiedere il pedaggio per attraversare le strade urbane, come si fa per la tangenziale e le autostrade. I Comuni sono ormai grandi produttori di servizi. E importa poco se sono di destra o di sinistra. Importa di più reperire le risorse necessarie e coniugare le ragioni del rigore economico con quelle dell’efficienza e della solidarietà”.

Non resta che aspettare per la realizzazione di quest’utopica ma al contempo straordinaria rivoluzione urbana e, nel frattempo, prendere atto che bisogna rendere onore al merito di persone con personalità (non a caso il gioco di parole) come Alfredo Romeo.

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