Vittime nazismo, l’Aja accoglie il ricorso della Germania

di Emma Zampella

 ROMA. Una sentenza la cui lettura è durata 80 minuti: la Corte internazionale dell’Aja ha accolto il ricorso della Germania contro l’Italia per il blocco del pagamento delle indennità alle vittime dei crimini nazisti.

Una sentenza che non è piaciuta al Governo italiano che, nonostante tutto, intende rispettare la decisione emessa dall’organo più alto dell’Onu. Come ha fatto sapere il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Santagata, “l’Italia rispetterà la presente decisione anche se i suoi contenuti non coincidono con le sue posizioni e al tempo stesso intende proseguire ad affrontare insieme alla Germania tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale”.

La Corte ha accolto tutti i punti di ricorso presentati dalla Germania che accusava l’Italia e il suo sistema giudiziario di “venire meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell’immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale”. Come si può leggere dalla sentenza, “l’Italia ha mancato di riconoscere l’immunità riconosciuta dal diritto internazionale” a Berlino per i reati commessi dal Terzo Reich. L’Aja ha poi concordato con la richiesta di Berlino di “ordinare all’Italia di prendere tutte le misure necessarie affinché le decisioni della giustizia italiana che contravvengono alla sua immunità siano prive d’effetto e che i suoi tribunali non pronunzino più sentenze su simili casi”.

Arriva però un’aperturaall’Italia da parte del ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ha commentato all’Ansa: “Applicheremo tutte le questioni inerenti a questo giudizio in collaborazione con i nostri amici italiani, nello spirito di relazioni bilaterali strette e di piena fiducia. Accolgo positivamente – ha detto ancora il ministro – il giudizio odierno della Corte internazionale di giustizia che conferma la nostra concezione del diritto sotto il profilo della immunità degli Stati. Un chiarimento non era solo nell’interesse tedesco – ha aggiunto – ma piuttosto nell’interessa della comunità internazionale. È bene che noi abbiamo ottenuto una certezza del diritto”.

Il contenzioso tra Italia e Germania è cominciato nel dicembre del 2008 quando Berlino ha deciso di ricorrere contro la sentenza della Cassazione del 21 ottobre 2008 cheha riconosciuto la Germania responsabile1per essere stata la ‘mandante’ dei militari nazisti che il 29 giugno del 1944 uccisero 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio (Arezzo), sparando a donne, bambini, uomini e vecchi, compreso il parroco del paese. La sentenza della Cassazione a suo tempo era stata considerata un precedente storico sancendo per la prima volta il diritto per le vittime delle stragi naziste ad essere risarcite nell’ambito di un procedimento penale. Prima di allora c’erano state solo delle sentenze nelle cause civili per risarcimento danni chiesto dai cosiddetti “schiavi di Hitler”.

Nessun altro Paese al mondo aveva mai intentato cause di risarcimento nei confronti della Germania in ottemperanza alla clausola dell’immunità giurisdizionale. La questione giuridica tra Roma e Berlino ha portato all’iscrizione di un’ipoteca giudiziaria su Villa Vigoni, centro culturale italo-tedesco in provincia di Como.

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