Truffe alle assicurazioni: 30 arresti tra Napoli e Caserta

di Redazione

 NAPOLI. 31 ordinanze di custodia cautelare eseguite, nella mattinata di mercoledì, tra le province di Napoli e Caserta, dai carabinieri del nucleo investigativo casertano, coordinati dalla Dda di Napoli, contro un’organizzazione dedita alle truffe assicurative.

Due le persone finite in carcere, 22 ai domiciliari, sei con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e una sospesa dall’esercizio della professione forense. I provvedimenti restrittivi sono il risultato di un’attività d’indagine – denominata operazione “Crash” – avviata per arginare il dilagante fenomeno delle truffe in danno di società assicurative attraverso la richiesta di risarcimento per sinistri stradali fittizi, fenomeno che nelle province di Napoli e Caserta spesso si connota per il coinvolgimento di appartenenti a clan camorristici e/o di soggetti insospettabili ad essi riconducibili.

Nel gruppo criminale individuato, infatti, oltre gli ordinari attori di siffatte condotte delittuose, quali avvocati, medici, tecnici radiologi, titolari di officine meccaniche e di agenzie di pratiche automobilistiche ed altri comuni cittadini, figura anche Giosuè Fioretto, ex cognato di Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, capo storico dell’omonima fazione del clan dei casalesi. Fioretto, ritenuto autore di una condotta estorsiva perpetrata con chiare modalità di intimidazione camorristica, era il convivente di Emiliana Carrino, sorella di Anna Carrino, quest’ultima ex compagna di Bidognetti e attuale collaboratrice di giustizia.

Le indagini hanno permesso di acquisire univoci elementi probatori a carico dei destinatari del provvedimento ai quali, a vario titolo, vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alle commissione di truffe assicurative (aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso per quattro soggetti), estorsione, falsa testimonianza innanzi all’autorità giudiziaria, falso in scritture pubbliche e private, corruzione in atti giudiziari.

In particolare, è stata accertata l’esistenza di un sodalizio criminoso, composto da soggetti che hanno costituito e gestito una associazione a delinquere stabilmente dedita, con modalità organizzate ed attraverso l’attivazione di innumerevoli e distinte controversie giudiziarie civili, alla truffa in danno di svariate società di assicurazione, le quali spesso erano indotte a definire con accordi stragiudiziali le vicende risarcitorie connesse a sinistri automobilistici, in realtà mai verificatisi. Tale condotta di reato ha garantito al sodalizio notevoli vantaggi economici, quantificabili in circa un milione di euro complessivi, contribuendo, peraltro, all’ingolfamento della già sovraccarica macchina giudiziaria.

In particolare, nell’ambito della presente indagine sono stati accertati ben 76 truffe. Risultano coinvolti professionisti del campo giudiziario e medico, nonché titolari di agenzie pratiche auto, faccendieri ed affaristi vari, i cui contributi hanno permesso alsodalizio di acquisire notevoli profitti illeciti. Il canale delittuoso delle truffe in danno di compagnie di assicurazione si è rivelato talmente redditizio da attrarre l’interesse della criminalità organizzata di stampo camorristico, soprattutto nella provincia di Caserta, tanto che tra gli indagati compare Fioretto.

Il sistema utilizzato dall’organizzazione si basava su una serie di figure: meri “attori” del falso sinistro, consapevoli e perciò compartecipi dell’associazione, che agivano dietro corresponsione di un compenso in denaro; gli stessi si dividevano in due tipologie: i proprietari di autovetture, i quali consegnavano i propri documenti ad agenzie compiacenti permettendo che fossero utilizzati per istruire le false pratiche di risarcimento; false vittime,le quali si prestavano ad attestare falsamente lesioni asseritamente patite a seguito di incidentimai verificatisi; “procacciatori”, che si occupavano di reclutare e tenere i contatti con le persone da inserire nelle denunce quali vittime o autori del sinistro o, ancora, come falsi testimoni, versando loro il compenso pattuito dopo la liquidazione dell’assegno di risarcimento; titolari di Agenzie di infortunistica stradale, i quali curavano la creazione “ex novo” di pratiche di infortuni stradali in realtà mai verificati, che corredavano con avvisi di ricevimento delle Poste Italiane spa falsificati mediante l’apposizione di falsi timbri postali ovvero di falsi timbri di ricezione delle società assicuratrici apparentemente destinatarie. Tale documentazione veniva poi utilizzata per incardinare liti giudiziarie e convenire in giudizio le ignare compagnie di assicurazione; medici ed esercenti abusivi della professione odontotecnica:che certificavano le false lesioni dietro compenso; tecnici radiologi ed impiegati presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, i quali sottoponevano altri indagati ad esami tac e radiologici che poi venivano alterati quanto al nominativo ed alla diagnosi; avvocati: avevano il compito di seguire professionalmente i sinistri fino ad arrivare alla controversia giudiziale avanti ai Giudici di Pace, nel caso in cui fosse stata presentata opposizione al risarcimento da parte della compagnia assicuratrice; falsi testimoni: fornivano la loro testimonianza “addomesticata” dietro compenso, permettendo in tal modo all’organizzazione di conseguire il risultato giudiziario (e soprattutto economico) favorevole.

Le ordinanze carcerarie hanno colpito: Giosuè Fioretto, 49 anni, di Mugnano (Napoli), già detenuto, e Fulvio Napoletano, 46enne di Napoli, impiegato presso l’Agenzia sviluppo settore ippico. Ai domiciliari: Ciro Amendola, 39enne di Portici (Napoli); Eugenio Battista, 66enne di Napoli, dipendente dell’Asl Napoli1; Patrizia Bianco Di Vaio, 54enne di Napoli, casalinga; Alfonso Cantalupo, 43enne di Napoli, operaio; Alessandro Capanna, 42enne di Napoli; Salvatore Cicia, 50enne di Napoli; Antonio Ciotola, 49enne di Melito (Napoli), operatore ecologico Asia Napoli; Luigi De Rosa, 47enne di Cercola (Napoli), imprenditore; Tommaso Duraccio, 41enne di Cercola, odontoiatra; Ciro Esposito, 47enne di Napoli; Salvatore Esposito, 46enne di Giugliano (Napoli), portiere; Massimiliano Fierro, 41enne di San Giorgio a Cremano (Napoli); Eugenio Izzo, 47enne di Napoli, avvocato del Foro di Napoli; Luigi La Gatta, 48enne di Napoli, avvocato del Foro di Napoli; Irma Lugino, 41enne di Napoli; Alfonso Macchia, 44enne di Marano (Napoli), infermiere Asl Napoli1; Vincenzo Macchia, 44enne di Marano, perito assicurativo; Gennaro Mocerino, 57enne di Afragola (Napoli), avvocato; Paolino Molaro, 40enne di Nola (Napoli), collaboratore studio legale; Daniela Raia, 23enne di Marano, titolare di un’agenzia di infortunistica stradale; Francesco Salemme, 40enne di Forio d’Ischia (Napoli), medico specializzato in ortopedia in servizio al Cto di Napoli. Obbligo di presentazione per: Lucia Galiano, 48enne di Marano; Anna Gelotto, 43enne di Quarto (Napoli); Giuseppe Malvasio, 59enne del quartiere Pianura di Napoli, assistente amministrativo presso l’azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli; Carmine Sacco, 47enne di Napoli, pensionato; Salvatore Sacco, 50enne di Napoli; Carmela Vastarella, 50enne di Melito. Sospesa dall’esercizio della professione un’avvocatessa 42enne di Caserta, I.C., del foro di Santa Maria Capua Vetere.

Nella truffa è coinvolto anche un giudice di pace, Nicola Matteoni, negli anni scorsi in servizio ad Airola, in provincia di Benevento, e ora a giudizio davanti al Tribunale di Roma, competente per i magistrati del distretto di Napoli. A segnalare alcune anomalie che lo riguardano è stato un esposto della società Fondiaria Sai, lo stesso che ha dato il via all’inchiesta: in una sola giornata, il 23 luglio 2006, Matteoni per esempio ha depositato otto sentenze di condanna nei confronti di persone assicurate con società del gruppo Fondiaria-Sai. Quattro di esse condannavano la società a risarcire la stessa persona, Rosa T., per danni procurati dalla stessa auto Bmw nell’arco di pochi giorni; in tutte e quattro le cause la donna era assistita dall’avvocato I.C., cui stamattina è stata notificata la misura interdittiva dalla professione forense per due mesi. Un quinto risarcimento è stato assegnato a Rosa T. per danni causati da una motocicletta; in tutto, alla donna sono stati liquidati 43mila euro. Lo stesso giorno il giudice di pace Matteoni ha emesso un’altra sentenza in favore di Rosa T., che stavolta era però assistita dall’avvocato Eugenio Izzo (agli arresti domiciliari), condannando un’altra società assicuratrice; lo stesso Izzo, sempre il 23 luglio 2006, ha ottenuto tre sentenze favorevoli in qualità di parte attrice, cioè di vittima diretta di incidenti stradali, con il patrocinio della collega Califano. In tre delle cause, per vicende avvenute in luoghi diversi, ha deposto lo stesso teste, Giuseppina I, nipote dell’avvocato Izzo.

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