Ruby: “Avance da Berlusconi e busta con 15mila euro”

di Redazione

Ruby e Silvio BerlusconiMILANO. Prosegue il processo “Rubygate”, che vede l’ex premier Silvio Berlusconi imputato er concussione e prostituzione minorile.

Al banco dei testimoni, stavolta, un agente della questura di Milano, Ermes Cafaro, che ricorda le confidenze, le fasi del fermo e i momenti successivi con l’affidamento della giovane marocchina Karima El Marhoug, in arte “Ruby”, alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti.

Come riferito dal poliziotto, Ruby si trovava a Milano, in un centro estetico in zona corso Buenos Aires, e venne riconosciuta da Caterina Pasquino, sua ex amica ed ex coinquilina. Quest’ultima chiamò il 113 per denunciare che la marocchina, alcuni giorni prima, le aveva rubato soldi e gioielli in casa, per un valore di circa tremila euro. “Io e il collega Russo – ha raccontato Cafaro al pm Antonio Sangermano – siamo intervenuti dopo quella telefonata che arrivò verso le 18.15”. Dopo gli accertamenti sulla ragazza, i due poliziotti scoprirono che “aveva un precedente per furto e che si era allontanata circa un anno prima da una comunità a Messina”. Poco dopo le 19, Cafaro contattò il pm dei minori Annamaria Fiorillo, la quale diede disposizione di “affidarla a una comunità, dopo il foto-segnalamento, visti i suoi precedenti, e spiegò che, nel caso non ci fosse stato posto, dovevamo trattenerla in Questura fino al giorno successivo”.

Intorno alle due di notte, dietro “pressioni”, secondo l’accusa, dell’allora premier Berlusconi, Ruby venne rilasciata dalla Questura ed affidata a Nicole Minetti. Cafaro riferisce che la giovane ebbe “una reazione emotiva di sofferenza e si mise a piangere, quando le dicemmo cosa aveva deciso il pm minorile”. A quel punto, la difesa, con gli avvocati Filippo Dinacci e Giorgio Perroni, ha sollevato un’eccezione, cercando di bloccare la testimonianza del poliziotto proprio su queste confidenze, ma i giudici l’hanno respinta. Quindi Cafaro ha continuato: “Ricordo per certo che il collega mi disse che gli avevo lasciato una gran rogna e che in Questura c’era stato un gran trambusto. Mi aveva detto che c’erano persone che si erano presentate in Questura e di telefonate e pressioni in merito alla minore, la quale, a differenza di quanto era stato detto dal pm minorile, era stata affidata a un’altra persona”. Quella persona era la Minetti.

Sul fatto che Ruby fosse minorenne, l’agente ha affermato che la marocchina gli disse che “Silvio Berlusconi non era a conoscenza che lei fosse minorenne. Sapeva che era marocchina ma si era dichiarata maggiorenne”. Sull’escamotage della “nipote di Mubarak”, l’agente ha raccontato che la ragazza avrebbe fatto credere di essere nipote dell’allora premier egiziano per ottenere, tramite Berlusconi, tutti i documenti necessari per essere in regola in Italia. Gli avrebbe detto che “voleva fare il carabiniere” e quando il poliziotto le fece notare che non poteva, anche perché non aveva nemmeno i documenti, lei rispose che ci avrebbe “pensato Silvio” a farle avere i documenti, disse che l’avrebbe “aiutata” perché era “la nipote di Mubarak”.

Altro capitolo quello della busta con 15mila che sarebbe stata consegnata a Ruby dal caposcorta di Berlusconi la sera del 14 febbraio 2010, quando la marocchina, ospite a una serata nella residenza di Arcore, si fece accompagnare a casa perché “non si trovava a suo agio”. L’agente ha detto che Karima gli aveva raccontato di essere andata a Villa San Martino, tramite Lele Mora, e che a quella festa “non si era divertita perché c’erano uomini e donne alcune delle quali si spogliavano”.

All’agente, Ruby raccontò del 27 maggio 2010, quando avrebbe ricevuto avance sessuali da Berlusconi in occasione di un’altra festa ad Arcore. Lei disse che Mora l’aveva portata alla festa in casa di Berlusconi, che l’ex premier non sapeva probabilmente che fosse minorenne, “ma Mora sì”.

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