India, militari italiani uccidono pescatori scambiati per pirati

di Redazione

La nave “Enrica Lexie”NAPOLI. Sparatoria al largo delle coste meridionali dello stato indiano del Kerala, nell’Oceano Indiano. Dei militari italiani, a bordo del mercantile “Enrica Lexie”, della compagnia napoletana “D’Amato”, avrebbero ucciso per errore due pescatori indiani, scambiati per pirati.

L’incidente è stato confermato dal ministero della Difesa di New Delhi. Il mercantile italiano sarebbe stato bloccato dalle autorità indiane e, secondo quanto riferisce il portavoce del Comando navale meridionale indiano, Roy Francis, ha ricevuto l’ordine di attraccare nel porto di Kochi, in attesa che si svolga l’indagine. L’ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice di Monteforte, è stato convocato al ministero degli Esteri indiano in merito alla vicenda.

Ajesh Binki, 25 anni, e Jalastein, 45, entrambi del Tamil Nadu ma residenti nel centro keralese di Moothakara, i nomi dei due pescatori uccisi, i cui corpi sono stati portati in un ospedale di Thiruvananthapuram per l’autopsia. Lo stato del Kerala ha deciso un risarcimento di 500 mila rupie (oltre 7.700 euro) per ciascuna famiglia.

Mercoledì la Marina militare italiana aveva reso noto che i fucilieri del Battaglione San Marco, imbarcati come nucleo di protezione militare sui mercantili italiani in navigazione in zone a rischio, avevano sventato un arrembaggio alla “Enrica Lexie”, esplodendo tre serie di colpi di arma da fuoco a scopo dissuasivo. Il peschereccio, di nome “St. Antony”, con 11 uomini a bordo, era salpato una settimana fa da Kollam, nel Kerala, per le consuete attività di pesca. L’incidente è avvenuto mercoledì pomeriggio, alle 16.30 ora indiana (le 12 in Italia).

“A parte i due uomini che sono stati uccisi, a bordo del peschereccio c’erano altri nove pescatori che stavano dormendo”, ha raccontato il proprietario dell’imbarcazione attaccata – secondo la ricostruzione indiana – dalla petroliera italiana Enrica Lexie, come riferito dall’agenzia di stampa indiana Ians. “Mi sono svegliato di soprassalto – ha riferito l’uomo, di nome Freddy – sentendo dei rumori simili a colpi di arma da fuoco. Quando mi sono alzato ho visto due miei dipendenti in una pozza di sangue. Ho urlato e ho svegliato gli altri per chiedere aiuto, ma era troppo tardi perché erano già morti”. Nessun commento dalla sede della “Fratelli D’Amato spa”.

L’Italia intende cooperare con le autorità di New Delhi per chiarire i fatti dell’incidente, come ha riferito l’ambasciatore Sanfelice in una breve dichiarazione alle tv indiane dopo un incontro con il sottosegretario agli Esteri per l’Occidente, Madhusudan Ganapathi. “I fatti devono essere chiariti. Stiamo lavorando in in stretto contatto con le autorità indiane”, ha detto Sanfelice. Voglio sottolineare, ha infine detto, che “la nave è andata volontariamente nel porto di “ per collaborare alle indagini su quanto è accaduto.

La dinamica “è ancora tutta da verificare”, afferma lo Stato maggiore della Marina italiana, sottolineando che l’atteggiamento del peschereccio era stato giudicato dall’equipaggio del mercantile “chiaramente ostile, tipico dei pirati” e che il motopesca “si è allontanato dopo la terza raffica di avvertimento, senza danni evidenti a bordo”. “Al momento si può dire – prosegue lo Stato maggiore – che l’equipaggio ci ha riferito che l’atteggiamento del peschereccio era stato giudicato chiaramente ostile, tipico dei pirati. Le modalità di avvicinamento erano le stesse già seguite in operazione di abbordaggio, caratteristiche di quei mari. Un esempio su tutti: non hanno risposto ai segnali di avvertimento. I marinai a bordo del mercantile hanno messo in atto le procedure standard. Il peschereccio – conclude la Marina – si è allontanato dopo la terza raffica di avvertimento, senza danni evidenti a bordo”.

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