Il Giorno del Ricordo

di Redazione

 Il 10 febbraio si ricordano le vittime dagli eccidi avvenuti nelle cosiddette Foibe, profonde voragini nelle quali furono gettati i cadaveri di moltissimi tra i nostri connazionali massacrati brutalmente dalle truppe del maresciallo jugoslavo Tito …

… che, verso la fine del secondo conflitto mondiale, invase i territori del Venezia Giulia e della Dalmazia attuando una vera e propria vendetta nei confronti del popolo italiano da cui , secondo il dittatore slavo, aveva subito danni durante la Grande Guerra. In Italia è soltanto l’ottavo anno che si commemorano le vittime delle Foibe; probabilmente la scelta di celare un evento così spregevole è stato dettato da precise scelte da parte delle diverse forze politiche italiane che hanno impedito la commemorazione dell’orrenda morte toccata a persone che non avevano colpe se non quella di vivere nei territori soggetti all’invasione.

Tutto ciò è avvenuto per una mancata ammissione di colpe; non si era concordi nell’ammettere la sconsideratezza e la brutalità di un tale gesto. Invece, a volte, sarebbe meglio mettere da parte i propri ideali e condannare indipendentemente dalla fazione politica, gesti totalmente sconsiderati ed ispirati solamente dalla spietata sete di potere e di vendetta degli esseri umani.

Gli eccidi delle foibe sono sicuramente un segno di quanto orribile possa essere l’animo umano e sono paragonabili allo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento da parte della Germania nazista; infatti se è dedicato un giorno alla commemorazione delle vittime ebree, allo stesso modo risulta giusto ricordare la barbarie toccata alle povere vittime gettate brutalmente nelle Foibe.

Il motivo principale per il quale è giusto commemorare un tale avvenimento sta nella speranza che cose del genere non avvengano mai più, inoltre è anche importante notare di cosa è capace l’essere umano, di quanta violenza e crudeltà sia dotato. È dunque giusto ricordare, è giusto essere consapevoli di ciò che è stato per imparare da questi errori e non commetterli mai più.

di Costantino Pacilio

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