Garlasco, Stasi condannato per detenzione di video pedopornografici

di Redazione

Alberto Stasi PAVIA. Alberto Stasi è stato condannato, per detenzione di video pedopornografici, a trenta giorni di reclusione e a 1400 euro di multa convertiti in una pena pecuniaria complessiva di 2540 euro, oltre all’interdizione dei pubblici uffici.

Lo ha deciso il giudice monocratico Stefano Scatidel tribunale di Vigevano. L’interdizione dai pubblici uffici, peril fidanzato di Chiara Poggi -trovata uccisa nella sua casa il 13 agosto 2007, a Garlasco (Pavia) – si riferisce “in perpetuo da qualunque incarico di ogni ordine e grado nonchè da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori”.

Finito davanti al giudice per l’udienza preliminare di Vigevano nel 2009 con la doppia accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, l’ex bocconiano – assolto lo scorso dicembre anche in secondo grado dall’accusa di aver ucciso Chiara – era stato prosciolto per la divulgazione di filmati hard con protagonisti bambini anche in tenera età. Rinviato a giudizio per il solo reato di detenzione di video proibiti, quindi, l’accusa si era ristretta a 17 frammenti di immagini per i quali il giudice ha deciso di condannarlo.

Il pm di Vigevano, Marcello Maresca, aveva chiesto la condanna di Stasi a 2340 euro di multa. “Leggeremo con attenzione le motivazioni della sentenza e valuteremo la possibilità di ricorrere in Cassazione”, si è limitato a commentare uno dei legali di Stasi, l’avvocato Giulio Colli, difensore del giovane insieme al professor Angelo Giarda. I video proibiti, secondo la difesa, erano solo un “evento accidentale” e comunque non erano mai stati né condivisi né tantomeno archiviati. Il giudice non è stato però dello stesso parere: esclusa la procedibilità per 47 filmati per i quali Stasi era già stato prosciolto dal gup Stefano Vitelli, i video hard con protagonisti bambini spesso in tenera età e contestati a Stasi erano rimasti soltanto 17. “In realtà si tratta di 17 sequenze di un unico file che tra l’altro sono risultate danneggiate e non visualizzabili”, commenta l’avvocato Colli.

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