Concordia, Schettino rischia 2697 anni di carcere

di Mena Grimaldi

Francesco SchettinoGROSSETO. Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio il 13 gennaio scorso, rischia una pena di 2.697 anni di carcere.

La somma viene fuori secondo i calcoli fatti in base alla richiesta della Procura di Grosseto che ha presentato ricorso contro gli arresti domiciliari concessi a Schettino. Quindici anni per omicidio colposo plurimo, dieci anni per disastro da naufragio, e otto anni per ciascuno dei passeggeri abbandonati e morti in conseguenza del naufragio.

In totale, dunque, 2.697 anni in cella, considerando 34 vittime e 300 persone lasciate sulla Costa Concordia nella notte del naufragio. Motivazione, di fatto, che andrebbe ad avvalorare il pericolo di fuga. Tra l’altro, il gip del tribunale di Grosseto, visto il numero elevato dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio, considerando l’impossibilità materiale di contattare tutti, ha fatto pubblicare a mezzo stampa un annuncio pubblico diretto alle 4200 persone offese, riguardo all’incidente probatorio fissato per il prossimo 3 marzo sulla scatola nera della nave Costa Concordia.

Nella mattinata di lunedì, invece, è iniziata a Firenze, al tribunale del riesame, l’udienza per discutere degli appelli presentati dalla procura di Grosseto e dalla difesa del comandante Schettino contro l’ordinanza del gip Valeria Montesarchio. Dopo circa tre ore e mezzo di seduta, il Tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulle misure cautelari per Schettino. L’evento commesso dal comandante, sottolineano gli avvocati, è “unico per dimensioni e, quindi, implicitamente qualificato irripetibile”. Ovvero, escluderebbe la possibilità di recidiva, dal momento che la Costa Crociere lo ha anche sospeso. Il procuratore capo sostiene che già la notte del naufragio il comandante cercò di scappare dall’Isola del Giglio, cosa che non gli riuscì soltanto per una serie di circostanze. “E l’aver abbandonato la nave – sottolineano sempre dalla Procura – è indicativa della tendenza a trovare una comoda via di fuga dai propri doveri, sempre e comunque”.

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