Usura, riciclaggio e capitali in Svizzera: nuovi arresti contro clan Potenza

di Redazione

 NAPOLI. Nuove ordinanze di custodia cautelare quelle eseguite, venerdì mattina, dagli uomini della Dia di Napoli contro il gruppo Potenza-Iorio.

L’operazione costituisce lo sviluppo del filone che ha condotto ai precedenti arresti del 30 giugno scorso nell’ambito di un’inchiesta sul riciclaggio della criminalità organizzata nelle attività di ristorazione, che portò al sequestro di locali a Napoli e in altre province della Campania, allo stato in regime di amministrazione giudiziaria. In carcere sono finiti: Bruno Potenza, 50 anni; Mario Potenza, 24; Nunzia Maria Aragione, 50; Francesco Russo, 61. Ai domiciliari Assunta Potenza, 60 anni, mentre risulta irreperibile Raffaele Terminiello, 43 anni.

Si tratta, secondo l’accusa, del riciclaggio di capitali illeciti riferibili a Salvatore Lo Russo, boss di Miano ed oggi collaboratore di giustizia, e alla famiglia Potenza, in particolare a Mario Potenza (alias “’O Chiacchierone”) e a Bruno Potenza, storici esponenti fino agli anni ’90 del contrabbando di sigarette, poi stabilmente dediti all’usura.

Tra i destinatari della precedente ordinanze c’era proprio Mario Potenza, sottoposto ai domiciliari, poi deceduto per cause naturali lo scorso 15 gennaio. Grazie ad un’intercettazione ambientale eseguita all’interno della sua abitazione nella zona del Pallonetto lo scorso 2 maggio (quando fu rinvenuta la somma di 8 milioni di euro occultata nelle pareti domestiche) si è avuta conferma degli stretti legami tra la famiglia potenza e il clan Lo Russo, oltre che dei legami attuali con il latitante Antonio Lo Russo. Tra le documentazioni sequestrate nell’abitazione anche un elenco di vittime di usura, per lo più piccoli imprenditori vessati da Potenza e dai suoi collaboratori: il nipote omonimo e un vicino di casa, tuttora detenuti.

Altro filone di indagine ha, invece, rivelato come non tutti i proventi delle illecite attività della famiglia Potenza sono state raggiunte dal provvedimento di sequestro nella prima fase investigativa, in quanto una parte consistente delle ricchezze illecite accumulate è stata trasferita all’estero e depositata su conti svizzeri intestati a membri della famiglia.Le indagini si sono quindi concentrate, in particolare, su altri soggetti che potevano fare da prestanome ai Potenza per la salvaguardia del loro patrimonio ed hanno evidenziato come la stessa famiglia Potenza, grazie anche alla complicità di un prestanome, tale Franco Russo, fosse riuscita a trasferire su conti svizzeri ingenti somme di denaro. In collaborazione con la polizia svizzera ed a seguito di attività transfrontaliera condotta con la collaborazione del centro operativo Dia di Milano, è stato accertato che tale soggetto, in seguito ai sequestri ed agli arresti, si era attivato per far rientrare in Italia parte dei capitali.

La cooperazione avviata con la Procura Federale di Lugano, ha consentito, poi, di accertare l’esistenza di conti accesi presso istituti bancari elvetici riferibili alla famiglia Potenza e di sequestrare oltre un milione di euro in contanti che erano stati prelevati dai conti svizzeri per essere utilizzati in Italia. Le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno fotografatpo, minuto dopo minuto, l’intera fase dell’operazione posta in essere dai membri della famiglia Potenza (tra cui anche Nunzia Maria Aragione, moglie di Bruno, ed Assunta Potenza, sorella di Bruno e Salvatore) grazie al fidato Franco Russo. N

on mancano,all’interno delle mura domestiche di casa Potenza, riferimenti espliciti sia a Marco lorio, che Mario definisce “amico di Bruno”, sia al ristorante “Pizza Margherita” al cui interno Mario afferma essere investito un milione e mezzo di euro di Salvatore Lo Russo, sia al dottor Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile di Napoli, che il “chiacchierone” ricorda come “quello che gli faceva avere tutto quello che voleva”.

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