Clan Mallardo, sequestro da 45 milioni ad imprenditore

di Redazione

 NAPOLI. La Guardia di Finanza di Roma e la squadra mobile di Latina, coordinate dalla Dda di Napoli, hanno sequestrato aziende, beni immobili, veicoli e rapporti bancari, per un valore di circa 45 milioni di euro, facenti capo a Domenico Petito, imprenditore di Giugliano (Napoli), ritenuto contiguo al clan camorristico Mallardo.

Petito, già nel marzo del 2010, era stato colpito da misura cautelare reale e personale per reati di associazione di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni nell’ambito dell’operazione “Arcobaleno”, grazie alla quale furono disarticolate due cellule imprenditoriali facenti capo a esponenti apicali e/o affiliati del clan Mallardo – gruppo camorristico Giuseppe Dell’Aquila, alias “Peppe ‘o ciuccio”.

Le indagini relative all’operazione “Arcobaleno” avevano consentito di accertare le modalità con le quali le cellule operative del clan Mallardo erano riuscite ad infiltrarsi nel mondo dell’imprenditoria lecita, con particolare riferimento al settore edilizio, costituendo numerose società immobiliari anche grazie alla collaborazione di insospettabili imprenditori e professionisti. In particolare, gli accertamenti finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dal clan, avevano permesso di scoprire come Petito avesse consentito alla consorteria criminale di perfezionare ingenti investimenti nel settore edilizio-immobiliare nelle provincie di Latina, Napoli, Caserta e Cosenza.

L’autorità giudiziaria partenopea aveva però, inizialmente, revocato la misura cautelare reale eseguita nell’ambito dell’operazione “Arcobaleno” nei suoi confronti, disponendo il dissequestro dei beni. Successivamente, il Tribunale del Riesame di Napoli ha accolto l’appello presentato dalla Dda, ripristinando la misura cautelare reale e disponendo il definitivo sequestro dell’ingente patrimonio facente capo all’imprenditore di Giugliano. Sequestro che è stato poi confermato nel novembre scorso anche dalla Corte di Cassazione.

Considerevole il numero dei beni sottoposti a vincolo ablatorio: 9 rapporti bancari; 3 veicoli; 3 aziende e quote societarie di imprese operanti nel settore edilizio ed immobiliare con sede a Caserta; 109 immobili (40 terreni e 69 fabbricati), nonché quota parte di 17 immobili (2 terreni e 15 fabbricati), ubicati nelle provincie di Napoli, Caserta, Latina e Cosenza, il tutto per un valore stimato in oltre 45 milioni di euro.

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