Ambito C3, Capasso: “L’assistenza sociale è ancora bloccata”

di Antonio Arduino

Rosario CapassoAVERSA. “Di sicuro la nomina del commissario ad acta da parte della Regione risolverà i problemi amministrativi dell’Ambito C3 …

… ma, di certo, fino ad oggi non c’è stato alcun ripristino totale dell’assistenza sociale che dovrebbe essere assicurata ai pazienti sulla base dei singoli Ptri, noti come budget di cura, come comunicato dall’Amministrazione”. Rosario Capasso replica così alla nota ufficiale diffusa dall’Ente comunale che dà notizia del ripristino totale dell’assistenza sociale ai cittadini aversani afferenti all’Ambito. Il capogruppo dei consiglieri indipendenti, firmatari della mozione discussa nell’Assise del 2 febbraio, tesa ad analizzare le problematiche che da mesi bloccano l’attività dell’Ambito C3 negando la giusta e dovuta assistenza socio-sanitaria a cittadini aversani affetti da malattie gravi e gravissime, considera necessario fare chiarezza dopo le dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino in una video-intervista a Pupia.

“Come abbiamo verificato, interpellando i rappresentanti dei genitori dei pazienti presenti all’incontro tenuto da Ciaramella mercoledì con il direttore sanitario dell’Asl Caserta, il direttore del distretto sanitario di Aversa, alla presenza del consigliere delegato all’Ambito e della funzionaria comunale Accardo, l’unico problema risolto si riferisce al caso di Sarracino che, anche grazie all’intervento del responsabile del dipartimento di salute mentale Carizzone, ha ottenuto di poter continuare ad essere assistito dal centro che lo ha seguito negli ultimi sei anni. Per tutti gli altri casi, in particolare, quelli indicati nella mozione presentata in Consiglio, non c’è stata alcuna soluzione ma solo il rinvio dell’esame delle problematiche a quando sarà possibile incontrare il commissario ad acta da poco nominato. Dunque, nessun ripristino totale dell’assistenza sociale, come recita il comunicato stampa”.

“Quanto all’affermazione fatta dal sindaco – continua Capasso – che si sarebbe reso conto che la grande parte dei cittadini fruitori dei Ptri avrebbe necessità di assistenza sanitaria e non sociale, nulla di più sbagliato . I pazienti, per grande parte, hanno bisogno di assistenza materiale e di sostegno familiare per garantire ai genitori una possibilità di vita per cosi dire normale”.

“Mi riferisco – precisa il capogruppo degli indipendenti – alla possibilità di uscire di casa, anche solo per fare la spesa, senza doversi preoccupare di che cosa potrebbe accadere ai loro familiari lasciati temporanemente privi di controllo”. “Un dato – conclude Capasso – che il sindaco avrebbe potuto verificare recandosi a casa degli ammalati o semplicemente chiedendo ai familiari quali fossero i loro bisogni. Lo faccia”.

Noi lo abbiamo fatto interpellando per tutti M.A., rappresentante dei genitori presente all’incontro di mercoledì. “Il nostro bisogno primario – dice – è di assistenza sociale”. “Perché – spiega – i nostri figli non possono essere lasciati in strada, devono avere un punto di aggregazione in cui effettuare attività che ne catturino l’interesse, coinvolgendoli, e ne migliorino o, quanto meno, ne mantengano intatte le capacità. Ovviamente in questo modo si incide positivamente anche sullo stato di salute ma lo si fa non attraverso cure mediche”. “Quanto alle famiglie è ovvio – aggiunge – che il sostegno deve essere sociale”. “In questa ottica, considerando che le malattie da cui sono affetti i nostri familiari, purtroppo, non guariscono mi chiedo – conclude M.A. – perché si aspetti la scadenza del Ptri prima di rinnovarlo lasciandoci senza sostegno per tutto il tempo necessario alla burocrazia per compiere un atto dovuto che spesso tarda mesi”.

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