Monti: “No ai tabù sull’articolo 18”

di Redazione

Mario Monti ROMA. “Legame stretto tra il decreto sulla concorrenza e sulla riforma del mercato del lavoro”. Così il premier Mario Monti a “In mezz’ora” di Lucia Annunziata, andata in onda in un insolito format di un’ora.

“L’Italia – ha aggiunto il presidente del Consiglio – sta sul mercato internazionale per la capacità di collocare i propri prodotti sui mercati internazionali. Ma molte cose dipendono dalla produttività totale dei fattori, come le infrastrutture, i costi delle materie prime, il costo del lavoro, il fardello della burocrazia. “I prossimi obiettivi del governo sono una semplificazione della burocrazia, con una maggiore attenzione alle nuove generazioni”, ha sottolineato il capo del governo.

Sull’articolo 18 Monti ha precisato: “Sono contrario ai tabù, da parte di entrambi gli schieramenti. Deve esserci una trattativa aperta, senza contrapposizioni ideologiche”. Il premier ha escluso “l’idea di un contratto di ingresso che permette per i primi tre anni di licenziare, che è un possibile punto di arrivo, ma dipenderà dal confronto che si svolgerà con le parti sociali”.

Monti ha parlato anche del principale partito di opposizione al suo governo: “C’è un seme di populismo in Italia. Nel caso della Lega c’è un’evoluzione recente che ha portato questo partito a essere opposto al governo che presiedo. Ma molte cose che stiamo facendo rispondono alle istanze originarie della Lega, come quelle di dare impulso alle piccole imprese, alle liberalizzazioni, ad un maggiore concorrenza”. “Le corporazioni, facendo attività di lobby, fanno male anche ai loro figli”, ha poi aggiunto, difendendo le scelte attuate nel decreto liberalizzazioni appena licenziato dal consiglio dei ministri.

Sull’energia, “lo scorporo tra Snam Rete Gas e Eni (tra operatore e gestore di rete) sta avvenendo con un parziale ‘posticipazione’ degli effetti del decreto, perchè si tratta di società che hanno i loro azionisti, ma la volontà del governo sono chiare e vanno nella direzione dello scorporo”, ha detto Monti, chiarendo gli interventi del decreto in tema di energia.

Sulla rete ferroviaria è stato caustico: “Non facciamoci prendere da un istinto perfezionista e liberalizzatorio dell’Europa, perché in questo tema siamo più avanti di altri paesi e finiremmo soltanto per favorire operatori stranieri. Invece ci affidiamo a un’authority per i trasporti per capire meglio dove intervenire”.

In un contributo video l’avvocato Vassalle, esperto di diritto bancario, l’ha accusato “di dittatura finanziaria, di aver favorito le banche soprattutto in tema di commissioni legate alla tracciabilità del contante scesa alla soglia di mille euro, penalizzando i cittadini”. Il presidente del Consiglio ha replicato che se non avesse introdotto quelle misure il suo governo sarebbe stato accusato di favorire le mafie e l’evasione fiscale.

Sull’accusa proveniente da più parti di rappresentare i poteri forti, Monti ha spiegato che “un ministro come Passera ha lasciato incarichi di prestigio per venire su una ‘barchetta’ come questa, mettendosi al servizio del Paese. Mi disturba profondamente questa concezione nebulosa del conflitto di interesse. Se qualcuno dei miei ministri porta un conflitto di interesse sarò io a chiedergli di dimettersi”.

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