Prandelli: “Juve e Milan fino alla fine per lo scudetto”

di Redazione

Cesare Prandelli Il tecnico della nazionale Cesare Prandelli ha parlato oggi a margine del seminario “Il calcio e chi lo racconto” tenutosi a Coverciano.

L’ex allenatore della Fiorentina ha detto la sua ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”. Corsa tra Juve e Milan per lo scudetto? “Sarà una corsa da seguire fino all’ultimo sospiro, sono due squadre ben assortite che stanno interpretando il calcio in modo diverso ma entrambe con lo stesso obiettivo, quello di vincere. Difficile dire chi tra Juve e Milan è favorito,di certo sono due squadre che hanno uno spiccato senso d’appartenenza e grande voglia di vincere qualcosa d’importante. Sono attualmente le due protagoniste principali del campionato, mi hanno colpito non solo per i risultati, ma anche per lo spiccato senso di appartenenza che mostrano e per la voglia di raggiungere grandi traguardi”.

A che punto è questa nazionale? “Continua a essere un cantiere aperto, stiamo cercando di organizzare al meglio il lavoro di questi mesi per arrivare a maggio nelle migliori condizioni”. Prandelli ci tiene poi a sottolineare l’importanza del seminario: “È sempre piacevole trascorrere una giornata come quella di oggi nella quale hai la possibilità di confrontarti con personaggi importanti dello sport italiano come Simone Pianigiani. L’ho ascoltato con molto interesse, è un allenatore che mi ha sempre colpito perché è riuscito a dare una mentalità vincente ed una grande continuità di rendimento alla sua squadra”.

L’etica da seguire? “Quando abbiamo iniziato questo percorso gli obiettivi erano riavvicinare la gente alla Nazionale e se un giocatore si comporta in maniera non corretta è giusto che non venga convocato. Nel mondo del calcio poi le cose sono esasperate. Volevo fare i complimenti ai dirigenti della Roma, per il caso Osvaldo (non convocato a seguito di un litigio con un compagno ndr). Non lo hanno convocato ed hanno fatto un lavoro per tutti, dovrebbe essere facile seguire questo comportamento. Avere dirigenti consapevoli può essere un vantaggio”.

Il tecnico continua: “Dobbiamo essere generosi verso la gente. I giocatori hanno la responsabilità di passare dei minuti con la gente. Un bambino viene per vedere i giocatori e se si rifiuta questi due mondi non si incontrano mai… vieni fischiato e criticato. Non deve essere un lavoro ma deve venire automatico”.

La nazionale deve essere vicina alla gente: “Quando sono arrivato la Nazionale non era amata e non capivo il perché e abbiamo fatto alcune cose per invertire questa tendenza. Ma dal punto di vista della cultura sportiva non abbiamo scollinato, dipende sempre dal risultato”.

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