Rissa davanti ad un bar: accoltellato il figlio di Michele Orsi

di Nicola Rosselli

Michele OrsiCASAL DI PRINCIPE. Una ragazzina o un banale litigio tra adolescenti, nessun atto camorristico. La camorra avrebbe agito con ben altri sistemi se avesse voluto colpire.

I carabinieri della compagnia di Casal di Principe, coordinati dal capitano Andrea Corinaldesi, sembrano non aver dubbi sul ferimento, avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, di L.O., figlio 16enne, dell’imprenditore Michele Orsi, collaboratore di giustizia nell’ambito degli appalti della Eco4, ucciso da un gruppo di fuoco del clan dei casalesi il 2 giugno del 2008, in prossimità del ‘Roxy Bar’ al Corso Dante a Casal di Principe.

Il ragazzo, che è stato colpito di striscio da una coltellata inferta da un altro giovane coetaneo, almeno stando al racconto che ha reso agli investigatori nella mattinata di lunedì, era con altri amici nei pressi di un bar del paese, quando sarebbe nata una classica rissa da movida, una lite tra bulli, terminata con la comparsa di un coltello che ha colpito il giovane al fianco.

L’episodio non è stato nemmeno denunziato alle forze dell’ordine e al pronto soccorso della clinica “Pineta Grande”, dove si è fatto medicare, ha dichiarato di essere caduto finendo sopra un pezzo di vetro. Solo dopo che la voce della lite si è sparsa per il popoloso centro dell’agro aversano, i militari hanno dato il via alle indagini sull’episodio ascoltando il giovane ed altri testimoni presenti al momento della lite. Nessuno dei giovani sentiti, però, ha saputo fornire elementi utili all’identificazione degli aggressori. Le indagini dei carabinieri continuano per verificare la fondatezza dell’ipotesi.

Il padre del giovane ferito, Michele Orsi, fu ucciso in un agguato poco meno di tre anni fa, all’età di 47 anni. L’uomo era stato arrestato nell’aprile del 2007 insieme al fratello e ad esponenti di primo piano del mondo politico casertano, per reati commessi nell’ambito della gestione della ditta Eco4 del Consorzio Rifiuti Ce4. Successivamente, l’imprenditore rese reso ai pm della Dda di Napoli dichiarazioni che riguardavano i rapporti che vi sarebbero fra il sistema politico-giudiziario e i boss della camorra.

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