Opg, il Senato approva: chiusura il 31 marzo 2013

di Redazione

 AVERSA. Il Senato ha approvato l’emendamento al decreto legge sulle carceri che prevede la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, fissata al 31 marzo 2013 e il trasferimento dei detenuti alla sanità regionale.

Con 226 sì 40 no e otto astenuti il decreto presentato dal ministro della giustizia Paola Severino sul sovraffollamento delle carceri, ora passa all’esame della Camera. A favore Pdl, Pd e Terzo Polo, contro Lega Nord e l’Idv. Tra i punti salienti il ricorso agli arresti domiciliari in diversi casi, oltre la chiusura entro il 31 marzo del 2013 degli Ospedali psichiatrici giudiziari, gli ex manicomi criminali.

Attualmente sono circa 1500 le persone internate nei sei Ospedali psichiatrici giudiziari italiani (Opg), di cui 446 dimissibili. Ma solo 160 sono stati dimesse tra luglio e novembre 2011, mentre per 281 è scattata la proroga e 5 sono morte.Questi i dati forniti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, che auspica che il governo Monti adotti quanto prima il provvedimento che disponga la chiusura definitiva di questi istituti, viste le condizioni di estremo degrado in cui versano molti di loro. Tra il 1 luglio e 14 novembre 2011, secondo i dati della Commissione presieduta da Ignazio Marino, gli internati degli Opg erano 1404. Di questi 446 (pari al 31,7%) sono dimissibili, ma finora ciò siè verificato solo per 160 di queste persone (cioè il 35% dei dimissibili), mentre per 281 (63%) c’è stata la proroga e 5 (di cui 3 a Barcellona Pozzo di Gotto) sono deceduti.

L’opg che ha dimesso più pazientiè stato Castiglione delle Stiviere (40), mentre quelli che ne hanno rilasciati di meno sono stati Montelupo Fiorentino (8) e Secondigliano (19). Il maggior numero di proroghe lo ha avuto invece Barcellona (74), seguita da Aversa (44). L’opg “Filippo Saporito” di Aversa è il più antico ed il più grande d’Italia. Attualmente ospita circa duecento internati, molti dei quali sono dimissibili ma non hanno famiglie pronti ad accoglierli e, per mancanza di strutture idonee, restano in queste strutture a scontare il cosiddetto “ergastolo bianco”.

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